venerdì 18 dicembre 2009

Siamo nella merda


Il fiume Zenne, che attraversa Bruxelles e si trascina via tutti gli scarti di vita e di produzione della capitale belga, confluisce nei fiumi Rupel e Schelde; quest'ultimo attraversa le Fiandre, la citta' di Anversa, e sfocia nel Mare del Nord. Per dieci giorni le acque di scarto di oltre un milione di bruxellesi si sono riversate nel fiume Zenne senza essere filtrate, sono confluite quindi nello Schelde, hanno attraversato Anversa appestandone l'aria, e sono sfociate nel gia' marron-grigio Mare del Nord, vanificando cosi', probabilmente, il risultato di anni di lento processo di depurazione dei corsi d'acqua belgi.

Evelyne Huytebroeck, ministro dell'Ambiente della Region Bruxelles Capitale, ha attirato le ire dell'intera comunita' fiamminga. I valloni, al solito, se ne sono fregati. La notizia, sui loro giornali, e' comparsa come tappabuchi nelle ultime pagine. Le due comunita' sono isolate in compartimenti stagni, salvo ogni tanto mandare in avanscoperta qualche temerario che sui giornali o nei blog raccontera', come nel mondo di Quark, "come vivono i fiamminghi?" praticamente sconosciuti ad appena 10 chilometri da casa loro.

In ogni caso, la povera Evelyne Huytebroeck s'e' trovata, impotente, al centro di una faccenda dal sapore molto belga. Aquiris, la societa' francese che gestisce il depuratore delle acque bruxellesi, ha deciso di fermare l'impianto perche' l'eccesso di sabbie trasportate nelle acque di scarico e' potenzialmente dannoso per i filtri.

Il giorno dopo Evelyne Huytebroeck avvisa i reponsabili politici di Bruxelles e delle Fiandre a vari livelli. Omette di avvisare tutti, anche perche' solo per contattare le decine di organi rappresentativi (fra parlamenti, commissioni e sottobosco politico esiste quasi un organo rappresentativo per ogni cittadino belga) impiegherebbe una settimana. Poi parte per Copenaghen, il vertice sul clima. E, in sua assenza, viene additata dai fiamminghi furibondi come reponsabile numero uno del disastro ambientale.

In tutto questo i veri colpevoli, i francesi di Aquiris, declinano ogni responsabilita': e' stato individuato un errore di costruzione nell'impianto, la colpa non e' loro se la sabbia nelle acque bruxellesi e' eccessiva e i filtri ne risultano danneggiati e vanno cambiati troppo spesso. I francesi di Aquiris mi hanno ricordato quei bidelli della scuola media che ci dicevano di non usare il bagno altrimenti loro avrebbero dovuto pulirlo.

Il depuratore ha riaperto dieci giorni dopo, senza che sia cambiato nulla nella quantita' di sabbie presenti nelle acque bruxellesi, nella costruzione del depuratore, nei filtri, nonche' nella vita politica belga. Chi paga? Forse Evelyne Huytebroeck sara' costretta a dimettersi. Di sicuro i poveri operai del depuratore, che hanno dovuto sgombrare i cancelli di uscita del depuratore dai quintali di detriti non filtrati che, ormai dopo 10 giorni, li ostruivano quasi completamente.

Una faccenda tipicamente belga. La solita miriade di sottopotenti politici belgi che si fanno la guerra fra loro. La multinazionale straniera che di punto in bianco ti lascia, e' il caso di dire, nella merda, per motivi oscuri. Il tempo che passa e nessuno che prende una decisione. La qualita' della vita che subisce un'altra lieve flessione in un paese operoso e potenzialmente ricco e pacifico.

mercoledì 16 dicembre 2009

La Classifica di Dicembre


1. Editors - Papillon
2. Jack Penate - Pull my heart away
3. Eiffel - À tout moment la rue
4. Queens of the Stone Age - Make it wit chu
5. La Roux - In for the kill

lunedì 14 dicembre 2009

Viulenz!


Brutalmente zittire sul nascere i ragionamenti degli interlocutori durante i talk show, non appena toccano i nodi sensibili del Cav. Sprezzantemente ridicolizzare chi pone questioni morali come conflitto d'interessi del Cav, storia giudiziaria del Cav, scandali sessuali del Cav, contraddizioni tra libertinismo del Cav e familismo del partito del Cav. Ferocemente abbaiare dal palco contro i manipoli di contestatori che nelle piazze contestano i comizi del Cav. Spregiudicatamente manipolare in tv e rovesciare la verita' sulle molteplici magagne del Cav: scudo fiscale, asta dei beni confiscati ai mafiosi, leggi note come "ad personam", piu' che altro leggi "ad minchiam" o che non servono a una beneamata minchiam alla gente comune.

Pesantemente censurare le innumerevoli figure di merda internazionali del Cav: corna, cucu', kapo,
mutande femminili disegnate durante l'ultimo vertice a Bruxelles. Violentemente e quotidianamente attaccare tutte le istituzioni della Repubblica: Presidente della Repubblica? Comunista, no buono. Presidente della Camera? Traditore, no buono. Parlamento? Spreco di tempo, no buono. Opposizione Politica? Rosy Bindi? Piu' bella che intelligente, no buona. Corte Costituzionale? Comunista, no buona. Banca d'Italia? Pessimista, no buona. Commissione Europea? Esiste, no buona. Stampa? Di sinistra, no buona. Magistratura? Mentalmente disturbata, no buona.

Velenosamente sputtanare a mezzo stampa la madre di tre suoi figli, dopo che questa ha rivelato che 'sto Cav se la fa con le minorenni, ha chiesto il divorzio (45 milioni di euro al mese di "alimenti") e ha pregato che qualcuno si prenda cura della salute mentale Cav. Nessuno l'ha fatto, ahime'.

E che cazzo. Di buono a questo mondo sembrava ci fossero rimasti gli avvocati che lo difendono nei processi, le troiette che si turano il naso e gliela danno sperando in una particina in una fiction, e i leccaculo kamikaze che lo difendono in tv. Da un anno e mezzo, esasperatamente, non faceva altro che evocare un'immagine violenta di un'Italia che lo odia, che lo vuole morto, tutti tranne avvocati, troiette e kamikaze. Un giorno si autoesaltava con sondaggi inesistenti, "il 72% degli italiani e' con me", il giorno dopo scendeva in piazza a
Bari e non poteva raggiungere il posto del comizio perche' un centinaio di contestatori gli sbarrava la strada. In un anno e mezzo di governo non ha fatto altro che tentare di pararsi il culo dalla giustizia per legge, e nel tempo libero violentare lo Stato, abusare della pazienza dei cittadini, stuprare le istituzioni.

Adesso lo sanno, lui e i suoi kamikaze, che se insisti troppo a violentare lo Stato, prima o poi qualcuno ti tira nell'occhio un bel cazzotto. O un duomo in miniatura.

venerdì 11 dicembre 2009

Che cosa ci aspetta?


Nel cazzeggio internettiano capito su un sito di appunti di uno studente milanese che aveva l'abitudinie di mettere online tutto quello che sapeva. Per esempio, la parafrasi del quinto canto dell'Inferno di Dante. L'uso che gli altri studenti fanno di questi appunti e' chiaro: copiano.

Ora, chi non ha mai copiato nella vita? Percio', nessuno scandalo. Lo scandalo e' nei commenti a questa
pagina .

Si distinguono tre categorie: i provocatori, gli svogliati e i seri. Leviamoci dalle balle i provocatori per primi: commenti tipici: "siete una chiavica", "siete tutti froci". In mezzo a noi c'e' sempre una buona percentuale di individui che dietro un apparente e inconsistente mutismo celano un odio innato per la societa' che si manifesta soltanto su questi mezzi totalmente privi di filtri.

E ora veniamo agli svogliati e ai seri. In un rapporto, direi, di tre a uno, cerchiamo di farli dialogare con i loro stessi commenti. I seri si pongono seri dubbi, naturalmente: "ciao non so se è giusta questa parafrasi , per la verità ho gia trovato un errore gravuccio, quindi prima di copiarvelo tutto vedete prima che sia corretto senno prenderete un brutto voto!" Effettivamente gli svogliati, mentre copiano, ci pensano: "l’ho copiata tutta, chissà se è buona grazie lo stesso". Ci sono poi gli svogliati che provano per un attimo a fare i seri: "noi almeno proviamo a leggerla, senza fare commenti. poi, se è giusta domani faccio il compito e grazie a chi l’ha fatta, se invece mi becco un 2… bè, il commento va da sè". Ma la quasi totalita' degli svogliati e' qui solo per rapinare e ringraziare: "grazie mille mi avete risparmiato la fatica di fare il compito!" Se fare un compito e' una fatica indicibile, chi zappa la terra allora? "GRAZIEEEEEEEEEE mi avete salvato la pelle e il sabato sera". Gia', salvato la pelle. Adolescenti che vivono nell'incubo del professore-killer. "grazie, chi l’a scritto è un grande", lui e' un grande, vero, ma tu se non impari a distinguere fra "ha" e "a" continuerai a vivere fra i pidocchi. "grazie mille, meno male ke ci siete voi ke date una mano su internet, io nn ho tempo neanke x me stesso… grazie a dio esiste internet…" Si', chissa' perche' Dio non ci ha pensato prima. Forse perche' non esistevano tutti questi adolescenti coglioni che non trovavano tempo neanche per se stessi; chissa' che fanno, dopo aver studiato 5 minuti, nelle restanti 23 ore e 55 minuti della giornata.

E ancora grazie, grazie, grazie, da una marea di svogliati. Alcuni non perdono neanche tempo a ringraziare, alla ricerca spasmodica di altro: dalla svogliatezza si degenera nella dipendenza vera e propria: "AIUTO AVETE LA PARAFRASI DEGLI IGNAVI????" Alcuni si concedono il lusso di una citazione: "Grandi! siete stati la mia salvezza... se non fosse stato per voi durante il compito... sarei caduta come corpo morto cade". Poi arriva il romanaccio coatto: "regà grazie 1000!! xfortuna voi!! e poi la prof dice k nn bisogna guardare su internet... ma come si fa a farla a mente????? DANTE VA A CACà!" Di sicuro ci e' gia' andato.

Ma e' possibile che siano tutti cosi' svogliati e dementi? Fosse Dante, il vero problema? Una sporadica voce seria osserva: "mi sembra ke dante nn vi piaccia dai commenti". Si scatena l'iradiddio: "odio qst stronzo di danteeeeeeeeeeeeeee uffffffffffaaaaaaaaaaa ke palleeeee". Odio incondizionato. "danteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ma xk si parla di te ankora oggi….:Z ufffffff mi fai skifo", be' almeno qui una motivazione c'e', Dante anacronistico. Benigni non sarebbe d'accordo. "che rottura di cazzo dante e altri coglioni di questo genere", quindi l'intera letteratura italiana anche per i secoli a venire.

Attenzione perche' i seri reagiscono, non stanno muti: "io adoro danteee! Lo trovo terribilmente affascinante! Chi non lo capisce dice che è noioso! Solo perché non ha quel pizzico di intelligenza in più che possa consentirgli di capire ciò che esprime! Mi auspico che x il futuro possano esserci persone come me!" La svogliata di passaggio la zittisce immediatamente: "bimba ma vai a càcàreee! E quando lo fai metti la testa nel cesso e tira lo scarico!! Io invece mi auspico che per il futuro non ci siano persone montate come te! Testa di minchia!"

Che cosa ci aspetta, in futuro? Questi, che considerano Internet una salvezza e Dante un'incomprensibile rottura di balle, sono al tempo stesso il futuro dell'Italia e l'odio puro per le radici dell'Italia. Gli adolescenti svogliati e senza speranze pensano questo: "Dante non scriveva per noi coglioni, noi che il sabato sera viene prima di tutto, perche' dobbiamo essere costretti a leggerlo?" Perche' si spera che qualcosa vi rimanga, come e' rimasto alla ragazzina che commentava "se non fosse stato per voi durante il compito... sarei caduta come corpo morto cade". Si spera che vi restino addosso tracce del genio di Dante, come anticorpi, permanentemente in circolo, che si attivino al momento giusto, quando vi troverete faccia a faccia con l'ignavia, la lussuria, le risse tra guelfi e ghibellini.

Ma e' chiaro che, leggendo sti commenti, il pessimismo domina. Soprattutto nel giorno in cui i fratelli Graviano negano di aver mai avuto contatti con Toto' Berlusconi e Peppino Dell'Utri. Chissa', se avessero letto gli ultimi canti dell'Inferno, a proposito di ladri, contraffattori, bugiardi e traditori...

mercoledì 2 dicembre 2009

La Diaspora


Da tempo cerco di sapere quanti siamo. Quelli che siamo partiti magari per caso, con l'intenzione di restare sei mesi, a Londra, a Bruxelles, nella Silicon Valley. E poi, attraversando decisivi spartiacque, trascinati come dalla corrente in un rapido guadagnare ambiti traguardi, all'estero ci siamo rimasti. Anni. Non ci fosse piaciuto, saremmo tornati. Sappiamo che un posto nel fango in Italia ce l'hanno lasciato. Non siamo tornati, invece. Abbiamo stabilito famiglie. Abbiamo programmato il futuro. Torniamo e ripartiamo dall'Italia solo per le vacanze. Ogni partenza una lacrima. Anche piu' di una. Oggi il fenomeno e' sulle prime pagine in Italia, per via della lettera a suo figlio, pubblicata da
Pier Luigi Celli su Repubblica. In sintesi: "figlio mio lascia questo disgraziato paese, tu che meriti un futuro brillante".

Francesco Bonazzi, su Il Fatto, non ci sta. In sintesi: "solo i codardi abbandonano il suo paese e fuggono dal suo disgraziato destino". Il Fatto ha il merito di essere un giornale di resistenza, il suo punto di vista e' comprensibile. Ma i lettori del Fatto chi sono? Sorpresa. Leggendo i commenti al pezzo di Bonazzi, 9 su 10 provengono da italiani all'estero. 9 su 10 non concordano con Bonazzi. Decisamente non si sentono codardi. Decisamente si sentono di aver meritato tutto quello che hanno costruito e non capiscono perche' avrebbero dovuto dare a se stessi e alle proprie famiglie un futuro disgraziato, restando in Italia per resistere al berlusconismo.

A me non interessa essere d'accordo con Celli o con Bonazzi. Semplicemente, ora che il fenomeno e' sulle prime pagine, penso che non abbia piu' senso cercare di sapere quanti siamo, la mia ossessione di qualche tempo fa. Cosa siamo, invece, e' la domanda del momento. Talenti in fuga, forse. Siamo un popolo senza patria, anche, questo e' evidente. Urge una definizione. Siamo gli spiantati del 21esimo secolo? Siamo gli apolidi vaganti? I nomadi italiani. Siamo la Diaspora, direi. Siamo la spina nel fianco dell'Italia, siamo il bello che l'Italia avrebbe potuto essere se si fosse affidata a noi, anziche' alle troie e ai puttanieri di governo, se avesse investito su di noi, anziche' cercare di convivere con la mafia.

lunedì 30 novembre 2009

Dovrebbe strozzare se stesso


"Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro, lo strozzo".

Faccia pure. Cominci dalla lettera B. Dal proprietario di Mondadori, che ha pubblicato Gomorra di Roberto Saviano, tradotto in 43 paesi, 4 milioni di copie vendute.

venerdì 27 novembre 2009

Meglio Le Monde


In settimana si e' saputo che la Ferrero, in combinazione con gli americani di Hershey's, starebbe per fare un'offerta di acquisto alla Cadbury, la marca di cioccolato inglese piu' popolare. Questo, dopo che Kraft ha fallito, qualche mese fa, nello stesso tentativo.

Sarebbe una svolta per Ferrero, talmente radicata in una solida cultura industriale che non e' nemmeno quotata in borsa e non e' mai stata protagonista di cronache finanziarie. Sempre concentrata sul prestigio del marchio e del prodotto. Ma il mondo cambia, le generazioni anche. Il vecchio Michele Ferrero, l'uomo piu' ricco d'Italia, forse non avrebbe preso l'iniziativa ma da tempo ha passato la mano ai figli Pietro e Giovanni, piu' internazionali e al passo coi tempi.

Ai giornali non e' sfuggita la notizia. Interpretazioni diverse, come si puo' immaginare, da parte del Guardian (approccio stile wrong or right, my country), e da parte di Le Monde (aplomb francese).

Al di la' delle considerazioni di opportunita' economica e finanziaria, come vedono i due giornali il marchio italiano? Guardian: "e' l'approvvigionatore di perfette piramidi di cioccolatini amati, negli spot, dall'ambasciatore e dai suoi ospiti". Ferrero l'approvvigionatore. Mai descrizione fu piu' piovosa, come la fredda Londra. "Il Ferrero Rocher fu introdotto nel 1982 ed e' meglio noto per la sua campagna pubblicitaria che per il piccolo, sferico cioccolatino incrostato di noccioline". Sara' meglio noto a lui, cronista dal grossolano palato (avra' mai assaggiato un Rondnoir?). E anche un po' recidivo, visto che riprende, dopo "la Ferrero e' meglio nota in Gran Bretagna per i suoi Ferrero Rocher, famosi per gli spot nei quali vengono dichiarati un'istituzione ai ricevimenti degli ambasciatori". Se proprio vogliamo dirla tutta la fama del Ferrero Rocher si sovrappone alla fama di Ambrogio, maggior domo dal sorriso tagliente e sinistro, al quale ci si rivolgeva in caso di "languorino", il mitico Ambrogio che ha rivoluzionato il linguaggio di milioni di mogli italiane quando dovevano rivolgersi ai mariti, se assalite da improvvise voglie. Ma tant'e'. Il Guardian era piu' impressionato dagli ambasciatori che da Ambrogio.

Poi, quasi in un'esile nota a margine, che spiega cotanto snobismo, il Guardian riporta che "il 65% delle vendite Ferrero proviene da Germania, Italia e Francia, paesi nei quali la presenza del cioccolato Cadbury e' debole, cosi' la combinazione delle due reti di distribuzione avrebbe un senso logico". Per la miseria, il britannico cronista sta praticamente ammettendo che il cioccolato italiano domina l'intero mercato europeo laddove il cioccolato inglese e' totalmente assente, ma rimarra' con l'eterno dubbio su come possa questo cioccolato "piu' famoso per gli spot che per il gusto" dominare i mercati.

Non molto da dire sull'articolo di Le monde. Ripercorre la storia della Ferrero in modo sintetico e impeccabile, dalla storia del Gianduia, inventato da Pietro Ferrero durante la guerra mondiale, quando il cioccolato scarseggiava e le nocciole abbondavano, fino alla linea Kinder, lanciata nel 1968, alla Nutella, per terminare con il "famoso Ferrero Rocher, comparso nel 1983, cosi' nominato in pio omaggio alla roccia della vergine di Lourdes, dove la moglie di Michele Ferrero conduceva talvolta i dipendenti in pellegrinaggio". Sara' vero? Gola e fede. Un intreccio mooolto francese.