martedì 29 settembre 2009

Scudo Fiscale Belga = Scudo Fiscale Italiano?

De Morgen dello scorso 24 Settembre titolava "Massiccio ritorno di capitali dall'estero". L'articolo spiegava come pensionati e imprenditori (da sottolineare i soggetti della frase: pensionati e imprenditori), che in passato hanno trasferito i loro risparmi in conti in Lussemburgo o in Svizzera, stiano gradualmente rimpatriando il loro denaro, a causa della pressione internazionale sui paradisi fiscali. Negli ultimi due G20, in sostanza, si e' deciso di costringere le grandi banche dei paradisi fiscali (Lussemburgo, Svizzera, Isole Cayman) a rivelare gli elenchi dei possessori di conti esteri, in modo da poterli punire nelle rispettive patrie (Stati Uniti, Francia, Belgio, Italia).

Ebbene, i possessori belgi di conti esteri stanno spontaneamente rimpatriando i loro capitali sporchi, nel tentativo di ripulirli. Ripulirli come? Pagando allo Stato una penale del 5% del valore del capitale. Quanto? Cinque per cento? Dove l'ho gia' sentito questo cinque per cento? Forse nel tanto vituperato scudo fiscale proposto da Berlusconi e ferocemente criticato dai soliti Di Pietro, Travaglio, Beppe Grillo... Com'e' possibile che in Belgio nessuno rivolga alcuna critica feroce a un provvedimento approvato per giunta nel 2004, ben 5 anni prima, che in Italia invece fa incazzare tanto alcuni insospettabili censori? Per caso il Belgio e' sprovvisto di censori? A questo non saprei rispondere. Pero'.

Torniamo ai soggetti, come sottolineato all'inizio: pensionati e imprenditori in Belgio; imprenditori, mafiosi, politici corrotti e professionisti in Italia (da Valentino Rossi ai primari di grandi cliniche). Grossa differenza, direi. Altra differenza: in Belgio la stima del capitale rimpatriato e' di circa
2 miliardi di euro per il 2009, in Italia fra 50 e 100 miliardi di euro. Tenendo conto delle differenze di popolazione e ricchezza, gli Italiani hanno fretta di rimpatriare dall'estero fondi neri quasi 10 volte piu' dei Belgi. Per ogni milione di euro rimpatriato dai Belgi, gli Italiani ne rimpatriano quasi 10.

Perche' questa fretta?

Se io fossi Valentino Rossi e volessi evitare le rotture di scatole con la Guardia di Finanza, rimpatrierei i miei milioni, approfittando del 5%. Se io fossi un imprenditoricchio brianzolo con 3 fabbrichette e volessi evitare le rotture di scatole con la Guardia di Finanza, rimpatrierei i miei milioni, approfittando del 5%. Ma se io fossi un boss mafioso? La Guardia di Finanza a me mi fa un baffone, perche' dovrei rimpatriare i miei miliardi? Forse perche' qualcuno mi ha promesso lucrosi investimenti?

giovedì 17 settembre 2009

Ma Che Cazzo Ci Facciamo Li'?

Nessuno dotato di buon senso l'ha capito. Eppure il mistero di questa cosa sordida che molti chiamano guerra e che invece e' guerriglia dev'essere sfuggito per il momento persino a Barack Obama se neanche lui, tipo scaltro e risoluto in altre circostanze, e' stato capace di prendere la situazione in pugno e ordinare ai suoi generali "ritiriamoci da quei postacci di merda".

Io mi rifiuto persino di tentare di spiegare a me stesso, raffigurare possibili scenari di possibili cause. Storiche. Economiche. Industriali. Geopolitiche. La ex colonia inglese, il petrolio, l'oleodotto, i traffici di armi, i traffici di rifiuti tossici, li mortacci loro. (Dove le smaltiamo tutte le scorie nucleari d'Europa eh? Nel giardino di casa?)

Io ci andavo a scuola e giocavo insieme a pallone, da piccolo, con ragazzi che poi hanno deciso di arruolarsi, sono diventati militari di carriera. Ragazzi, manco a dirlo, meridionali. Oristano, Napoli, Orvieto, Potenza, Pagani (Salerno) e l'immancabile paesino svizzero nel quale era nato l'ultimo dei soldati trucidati oggi a Kabul, evidentemente da famiglia di italiani emigrati.

Tutto torna, tutto si tiene: solo ragazzi meridionali o figli di emigranti nell'esercito, perche' al Sud non c'e' rimasto piu' un cazzo da fare: per svoltare hai quattro chiavi: chiave numero uno, una succulenta raccomandazione e entri alle Poste; chiave numero due, parti e vai a lavorare seriamente al Nord o all'estero; chiave numero tre, ti arruoli nell'esercito e rischi di partire senza nessuna nessuna motivazione per andare a giocarti il culo in un posto dimenticato da Dio; chiave numero quattro, frequenti la strada e prima o poi finisci in bocca alla criminalita' organizzata.

Tutto torna, tutto si tiene nella logica della desolazione: non c'e' lavoro, non hai alternative, e' questa la motivazione, altissima e nobilissima, per arruolarti nell'esercito. Svoltare in qualche modo. Uscire dalla desolazione. Altro che Patria. Patria del cazzo, nella quale il ministro degli Interni appartiene a un partito che con la bandiera si pulisce il culo e invoca secessione. Poi parti, ti uccidono. Uccidono te, perche' nella vita non hai trovato di meglio da fare. La famiglia ti piange, accoratamente, perche' eri onesto, pulito, coraggioso, combattivo, sfrontato, unico. Io ci andavo a scuola e al catechismo con le ragazze che oggi sono sorelle e mogli di militari di carriera. E conosco bene le espressioni di dolore infinito dei loro volti, quando domani li piangeranno durante i funerali di Stato.

Hanno ucciso quelli che nella vita non hanno trovato di meglio da fare. E alle famiglie dicono che sono morti per portare la democrazia in Afghanistan. La pazzia al potere. Solo nella vita degli ultimi c'e' logica. Al potere c'e' follia pura.

mercoledì 16 settembre 2009

For Your Information


Non ci andra' nessuno, perche' e' un orario del cazzo: lavorano tutti alle 12 di venerdi'. Non capisco perche' non l'hanno organizzata in concomitanza con la manifestazione di sabato a Roma. Ma in ogni caso, qualcosa si muove, finalmente.

martedì 15 settembre 2009

Prossimamente


E' gia' accaduto con Mussolini. A Piazzale Loreto, dove lo impiccarono per i piedi dopo averlo trucidato, c'erano tutti: molti i fascisti che in pubblico si sbianchettavano la coscienza. Gli americani, che si assunsero il compito di ricostruire amministrazione, industria, finanza italiane nelle prime settimane del dopoguerra, decisero di fare affidamento sulla classe dirigente fascista, con qualche mirata epurazione, pensando di poter contare su uomini di esperienza, pronti a far ripartire la macchina senza perdere tempo.

E' accaduto nuovamente con Tangentopoli. Solo i piu' stolti si sono fatti travolgere dalla giustizia e sono spariti per sempre dalla circolazione: Forlani, Craxi. I piu' accorti, i furboni di turno sono rimasti nell'ombra, sopravvivendo: Andreotti, De Mita, Amato. Altri, petto in fuori, hanno appoggiato col cuore in mano l'operazione Mani Pulite, pur sapendo di essere potenziali vittime: un certo Berlusconi, un certo Feltri. Passata la buriana di Tangentopoli, Berlusconi e compagnia sono rimasti al potere, smerdando i milioni di italiani civili e onesti che in Mani Pulite avevano visto una speranza di rinascita.

Accadra' anche con Berlusconi, appunto. Molti non nascondono che vorrebbero vederlo appeso: Beppe Grillo, Marco Travaglio, Antonio Di Pietro. Molti invece lo nascondono bene: sono quelli che a Berlusconi sopravviveranno, organizzandosi per rimanere al potere. Sempre loro, gli eterni fascisti, gli eterni furboni, quelli che sono scivolati sotto i cadaveri di Mussolini, di Craxi, rialzando la testa dal fango e strisciando nuovamente nel vischioso giro che conta degli affaracci sporchi, fra mafia e tangenti, traffici di rifiuti e loggia P2, con lo stesso obiettivo di sempre: fare degli italiani un popolo di miserabili, alleggerirne le tasche col debito pubblico e le tasse, impoverirne lo spirito bombardandoli di tv e togliendogli la scuola, contando sul fatto che gli italiani non sono un popolo, a fatica hanno imparato la lingua e non gli si e' chiesto mai piu' di quello, per esempio imparare la Costituzione e praticarla.

Li vedo: pronti, partenza, Gasparri, Tremonti, Bruno Vespa, i Siciliani del Partito del Sud, Alfano in testa, Fini e Casini sono gia' partiti da un pezzo, pazientemente si stanno sbianchettando la coscienza, altri seguiranno. Li vedo gia' i prossimi protagonisti del malaffare, pronti a rinascere come candidi neonati, scivoleranno indisturbati sotto il cadavere politico di Berlusconi, nessuno osera' fermarli, continueranno a demolire la scuola pubblica, a fregarsene delle morti bianche, a convivere con la mafia, a ignorare le tecnologie e l'innovazione. Gli scemi di turno, Frattini, Bossi, Feltri, faranno la fine dei fantocci ai quali si da' fuoco in pubblico per esorcizzare il demonio di una stagione da incubo che se ne va.

mercoledì 9 settembre 2009

Attila Flagellum RAI

Novello direttore generale della RAI, Er Parrucca, superba zazzerona di argentei capelli ben arretrati sulla fronte, affronta la guida della tv pubblica da qualche mese con lo stesso piglio con cui fronteggia la sua calvizie: a fronte nuda e petto in fuori, quasi con insolenza, me lo immagino che tutte le mattine guardandosi allo specchio ne censura l'avanzata e la calvizie, intimorita dallo sguardo inceneritore, si arresta e tira il fiato, stiracchiandosi sui basettoni.

Un tipo presenzialista, peggio del fu Fabrizio Del Noce, gli abbonati RAI lo vedranno intervenire in tutti i programmi di intrattenimento, dallo Zecchino d'Oro all'Isola dei Presunti Famosi. Un tipo che si diverte di brutto anche alle feste: nella foto riportata, Enrico Montesano, Tony Renis, il senatore Giuseppe Valentino karaokeggiano, Mauro Masi partecipa sputando sprezzanti fiamme con lo sguardo: per l'imbarazzo gli sono diventati rossi persino i pantaloni. Non solo Terminator dei programmi RAI, dunque, ma anche uomo di dubbio gusto estetico.

A quanto pare Er Parrucca, a.k.a. Terminator, a.k.a. Attila Flagellum RAI, a.k.a. Er Cerniera (fra Silvio Berlusconi e la tv pubblica), lavora per noi, sfaccendate teste pensanti italiane all'estero, che ci ostiniamo a mantenere contatti con la terra madre, e non solo: ci ostiniamo persino a scambiare opinioni con gli indigeni (belgi nel mio caso) sull'eterna questione com'e' vista l'Italia dall'estero, guadagnando immancabili, velenose ma inoppugnabili critiche. Lavora, Attila, per trovare una terapia per i nostri travasi di bile invernali, per impedire che il nostro fegato marcisca malamente durante le ben note trasmissioni di informazione e intrattenimento Anno Zero, Ballaro', Che tempo che fa, Parla con me, Report.

Attila Flagellum RAI sta lavorando per noi: pensa che cancellando le trasmissioni che raffigurano l'Italia come un paese fuori dal mondo e senza chance, quei gufi dei cronisti stranieri in Italia perderanno le loro fonti primarie di informazione e l'immagine dell'Italia all'estero ne trarra' beneficio, mascherando l'operazione con ridicole scuse qua e la'. Non potendo dire "se accade questo, mi dimetto dall'Italia", oppure "se accade questo straccio l'abbonamento RAI" o cose simili, continuo combattivamente a leggere New York Times, Economist, Le Monde...

mercoledì 2 settembre 2009

Bruxelles trema

In una Bruxelles livida e deserta questa mattina, in un clima da dopoguerra, rimbombava ancora tra strade e piazze l'eco dell'ennemilionesimo editto di Berlusconi: "parli solo il presidente della Commissione, non i portavoce, altrimenti non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento della Ue, e chiederemo il dimissionamento dei commissari".

Ma con chi ce l'aveva?

Il canale di Sicilia e' ormai diventato zona di guerra: imbarcazioni alla deriva con decine di migranti disperati che tentano di raggiungere l'Unione Europea per chiedervi asilo politico, secondo la Convenzione di Ginevra, vengono respinti dai mezzi della polizia italiana. Sbarcati in Libia, vengono sottoposti a continuate
torture e mazzate 'e cecate. La Commissione Europea si e' permessa di fare questa osservazione: l'Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra, la rispetti. Berlusconi, che di convention conosce solo quelle aziendali, se ne sbatte e manda affanculo a mezzo stampa la Commissione Europea e i suoi portavoce.

Ma dove vive Berlusconi? E dove vivono i funzionari dell'Unione Europea?

Piu' facile rispondere alla seconda domanda che alla prima. Di Berlusconi credevamo vivesse ad Arcore. L'associazione Berlusconi-Arcore e' stata per anni al centro di miriadi di barzellettacce. Poi abbiamo scoperto che se la faceva per lo piu' a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa, circondato da puttane e puttanieri gran tiratori di cocaina.

I funzionari dell'Unione Europea lavorano a Bruxelles, vivono nei dintorni, nelle villette di Overijse e di Woluwe. Impossibile che il caldo gli dia alla testa. Temperatura massima, quest'estate: 27 gradi. C'e' un quartiere gay centralissimo e costantemente popolato, al contrario di Roma dove i locali gay sono sottoposti ad attacchi armati e spedizioni punitive fasciste. Bruxelles e' la terza citta' d'Europa per ricchezza prodotta, dopo Londra e Lussemburgo, eppure il costo della vita e' inferiore a Milano e Roma, citta' nettamente meno ricche. Il traffico a Bruxelles e' fisiologico, in inverno durante i giorni feriali la citta' e' invasa da 350mila pendolari provenienti da Vallonia e Fiandre, le strade sono spesso congestionate, ma in modo tollerabile; nel weekend strade sempre libere e fluide, la citta' diventa estremamente piacevole da vivere. Nelle domeniche di sole prendi la bicicletta e puoi attraversare tutto il centro, lentamente, gli automobilisti ti danno la precedenza, senza curarti dei segnali stradali, perche' in tutte le strade del centro e' consentito il transito alle bici a doppio senso, non come a Milano dove le piste ciclabili sono i marciapiedi e i tassisti ti piallano senza accorgersene. Nel centro della citta' si mescolano e convivono il bello e il brutto, il ricco e il povero: lo storico centro esposizioni del Tour et Taxis fronteggia un quartiere arabo in clima ramadan, il bellissimo teatro del Vlaamse Schouwburg al centro di un dedalo di quai, vecchie officine, magazzini e case da abbattere. Violenza ce n'e', scippi, rapine, vandalismo. Ma sono talmente pochi che fanno notizia in prima pagina (il quartiere Carrassi di Bari e' famoso per il motto: "Carrassi, uno scippo ogni due passi"). E la violenza aumenta nei ghetti. A St. Josse, enclave turca, ogni tanto scoppiano incidenti fra turchi e curdi. La politica del ghetto e' sbagliata a Bruxelles come a Milano, dove a China town se la passano peggio che a St. Josse.

Sti poveri funzionari dell'Unione Europea che si alzano la mattina nella loro linda villetta di Overijse, raggiungono in 20 minuti il loro ufficio su Rue de la Loi, conoscono a memoria tutti i Trattati dell'Unione Europea e en passant la Convenzione di Ginevra, ne chiacchierano in pausa caffe' e prendono una birra coi lobbisti di istituzioni e aziende conversando di programmi comunitari, lavorano per un'istituzione che non ha poteri esecutivi ma di condizionamento e pressione sulle politiche dei singoli stati, sanno che Berlusconi passera', loro stessi passeranno, ma l'Unione Europea e la Convenzione di Ginevra resteranno. Poi c'e' un tizio che vive in una campana di vetro in una nazione fatta di cittadini ogni giorno piu' frustrati, che all'improvviso sclera. Cosa si aspetta, che l'Unione Europea applauda per il fatto che lui non solo ributta a mare i migranti ma se ne vanta pure?