venerdì 15 maggio 2009

Houston, We Have a Problem

Se fossi in Italia, penso che in questo momento mi piacerebbe urlare per disperazione la famosa frase: "Houston, we have a problem". Per evasione, coltiverei l'idea di essere perso nello spazio, da qualche parte, dubitare di poter tornare indietro, essere nel mezzo del viaggio eppure poter contattare Houston, sapere che Houston e' la base, ferma e solida, con qualche ignegnoso benefattore dentro, pronto a dare l'aiuto che mi serve.

La minoranza di italiani-antitaliani e' afflitta da una coscienza raschiante che gli ronza tutti i benedetti giorni come un grillo parlante "guarda che potrebbe essere completamente diverso, e' vero che devi andare a buttarti in mezzo al traffico disumano, superare la stronzaggine della maggioranza, di chi alza i prezzi, del capo al lavoro, subire i vari strapoteri mafiosi, leggere di citta' che s'ingozzano di rifiuti, di un primo ministro che si fa le quindicenni. Ma, guarda, potrebbe essere completamente diverso: col Rinascimento gli italiani hanno trasformato il mondo e poi? E poi, ecco, una pausa di 500 anni". Questo direbbe, la coscienza raschiante. Ma fra la stronzaggine oggi imperante, che sprofonda l'Italia, e il Rinascimento non c'e' proprio una via di mezzo?

Ecco, anziche' affrontare questo cruciale paradosso fatto di umiliazioni nella vita pubblica, se fossi in Italia preferirei essere altrove, perso in un'astronave, lanciare "Houston, we have a problem", e sapere che Houston c'e', risponde.

Ma in Italia, se lanci "Houston, we have a problem, we have monnezza, we have disoccupazione, we have Casalesi & Corleonesi, we have Noemi & Emilio Fede, we have Alitalia & FIAT, we have razzismo, we have Vaticano, we have, we have, we have..." chi ti risponde? Marco Travaglio. Beppe Grillo. Antonio Di Pietro. Padre, Figlio e Spirito Santo. Forse non resta che questo, agli italiani-antitaliani: il segno della croce ogni mattina e soffrire oggi piu' di ieri.

Se fossi in Italia... ma per fortuna sono a Bruxelles.

Nessun commento: