lunedì 30 novembre 2009

Dovrebbe strozzare se stesso


"Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro, lo strozzo".

Faccia pure. Cominci dalla lettera B. Dal proprietario di Mondadori, che ha pubblicato Gomorra di Roberto Saviano, tradotto in 43 paesi, 4 milioni di copie vendute.

venerdì 27 novembre 2009

Meglio Le Monde


In settimana si e' saputo che la Ferrero, in combinazione con gli americani di Hershey's, starebbe per fare un'offerta di acquisto alla Cadbury, la marca di cioccolato inglese piu' popolare. Questo, dopo che Kraft ha fallito, qualche mese fa, nello stesso tentativo.

Sarebbe una svolta per Ferrero, talmente radicata in una solida cultura industriale che non e' nemmeno quotata in borsa e non e' mai stata protagonista di cronache finanziarie. Sempre concentrata sul prestigio del marchio e del prodotto. Ma il mondo cambia, le generazioni anche. Il vecchio Michele Ferrero, l'uomo piu' ricco d'Italia, forse non avrebbe preso l'iniziativa ma da tempo ha passato la mano ai figli Pietro e Giovanni, piu' internazionali e al passo coi tempi.

Ai giornali non e' sfuggita la notizia. Interpretazioni diverse, come si puo' immaginare, da parte del Guardian (approccio stile wrong or right, my country), e da parte di Le Monde (aplomb francese).

Al di la' delle considerazioni di opportunita' economica e finanziaria, come vedono i due giornali il marchio italiano? Guardian: "e' l'approvvigionatore di perfette piramidi di cioccolatini amati, negli spot, dall'ambasciatore e dai suoi ospiti". Ferrero l'approvvigionatore. Mai descrizione fu piu' piovosa, come la fredda Londra. "Il Ferrero Rocher fu introdotto nel 1982 ed e' meglio noto per la sua campagna pubblicitaria che per il piccolo, sferico cioccolatino incrostato di noccioline". Sara' meglio noto a lui, cronista dal grossolano palato (avra' mai assaggiato un Rondnoir?). E anche un po' recidivo, visto che riprende, dopo "la Ferrero e' meglio nota in Gran Bretagna per i suoi Ferrero Rocher, famosi per gli spot nei quali vengono dichiarati un'istituzione ai ricevimenti degli ambasciatori". Se proprio vogliamo dirla tutta la fama del Ferrero Rocher si sovrappone alla fama di Ambrogio, maggior domo dal sorriso tagliente e sinistro, al quale ci si rivolgeva in caso di "languorino", il mitico Ambrogio che ha rivoluzionato il linguaggio di milioni di mogli italiane quando dovevano rivolgersi ai mariti, se assalite da improvvise voglie. Ma tant'e'. Il Guardian era piu' impressionato dagli ambasciatori che da Ambrogio.

Poi, quasi in un'esile nota a margine, che spiega cotanto snobismo, il Guardian riporta che "il 65% delle vendite Ferrero proviene da Germania, Italia e Francia, paesi nei quali la presenza del cioccolato Cadbury e' debole, cosi' la combinazione delle due reti di distribuzione avrebbe un senso logico". Per la miseria, il britannico cronista sta praticamente ammettendo che il cioccolato italiano domina l'intero mercato europeo laddove il cioccolato inglese e' totalmente assente, ma rimarra' con l'eterno dubbio su come possa questo cioccolato "piu' famoso per gli spot che per il gusto" dominare i mercati.

Non molto da dire sull'articolo di Le monde. Ripercorre la storia della Ferrero in modo sintetico e impeccabile, dalla storia del Gianduia, inventato da Pietro Ferrero durante la guerra mondiale, quando il cioccolato scarseggiava e le nocciole abbondavano, fino alla linea Kinder, lanciata nel 1968, alla Nutella, per terminare con il "famoso Ferrero Rocher, comparso nel 1983, cosi' nominato in pio omaggio alla roccia della vergine di Lourdes, dove la moglie di Michele Ferrero conduceva talvolta i dipendenti in pellegrinaggio". Sara' vero? Gola e fede. Un intreccio mooolto francese.

martedì 24 novembre 2009

Ermanno da Etterbecca


Sara' banale, ma il proverbio ci vuole: tra i due litiganti, il terzo gode e, aggiungerei, il quarto tribola. Herman Van Rompuy, nato a Etterbeek nel 1947, e' stato nominato, lo scorso giovedi', primo Presidente Permanente del Consiglio Europeo. Quando il Benelux ottiene assegnazioni importanti nell'ambito dell'Unione Europea ci si deve sempre chiedere perche' Francia e Germania vi hanno rinunciato, e di solito le risposte sono di due tipi: 1, non gliene fregava niente; 2, non sono riusciti a spartirsi il bottino in parti uguali.

Accadde quando i paesi membri dell'Unione erano sei e si doveva stabilire il quartier generale delle istituzioni: Parlamento, Commissione, Consiglio. La decisione cadde su Bruxelles, con appendice a Strasburgo per la terza sede del Parlamento, dopo un lungo tira e molla tra Francia e Germania, all'inizio entrambe indifferenti, poi entrambe interessate. Il Belgio subi' questa decisione obtorto collo, perche' l'installazione delle istituzioni nel cuore della capitale avrebbe comportato rivoluzionamenti urbanistici e soprattutto costi che si pensava inaccettabili. In seguito sono arrivati anche benefici, ma intanto il quartiere Schuman e' stato completamente sventrato e oggetto di speculazioni edilizie invereconde.

Accade ancora oggi. Ermanno da Etterbecca ha ottenuto la carica piu' prestigiosa dell'Unione. Dovra' lavorare per mettere d'accordo 27 nazioni su temi importanti. Molti pensano che sia una scelta di ripiego, il personaggio non ha grande carisma. Ma in effetti non deve averlo, per la posizione che ricoprira': dev'essere semplicemente un buon diplomatico e tenere i nervi saldi. Chi meglio di un belga, messo alla prova del governo nell'eterna e sfibrante guerriglia tra sfigati fiamminghi e valloni?

E D'Alema, in tutto questo? Scalzato da una ministra inglese. Buon per lei, alla quale probabilmente non frega nulla di fare la ministra degli esteri dell'Unione, difatti il suo nome non era mai circolato nelle scorse settimane, e' il classico riflesso dell'atteggiamento inglese di menefreghismo assoluto per l'Unione, menefreghismo con il britannico piede dentro per non perdere il potere di lobby, i rapporti di business eccetera. Il punto debole della candidatura di D'Alema era, a quanto si legge, il sostegno di Berlusconi. Se mi candido a direttore dello zoo e mi faccio sostenere dal leone, ho qualche chance, se mi faccio sostenere dal maiale faccio semplicemente ridere.

Circolava voce, nei giorni precedenti la nomina, che, in cambio del sostegno alla candidatura di D'Alema, Berlusconi avrebbe preteso l'approvazione dell'ennesima legge che lo salva dai processi. Legge troppo indifendibile, il Partito Democratico ha negato l'approvazione e Berlusconi ha scaricato la candidatura al suo destino di deriva. Non mi risulta che D'Alema abbia troppo piagnucolato per la nomina non avvenuta. E' un segno in piu' che Berlusconi sta per finire e la sinistra, D'Alema in testa, si prepara in forze a raccogliere quel che e' rimasto del governo dell'Italia. Quel che e' sicuro e' che non e' affatto pronta. Berlusconi e' il suicida sull'orlo della rupe. Al momento sembrano in molti a volergli rifilare il calcio in culo finale: Di Pietro, Fini, Casini, Facebook, le zoccole, la magistratura. Non il PD. "Deve continuare a governare", dicono, "deve risolvere i problemi degli italiani". Puo' darsi che l'Italia sopravviva a Berlusconi. Di certo la sinistra, sotto il suo basso impero, e' morta e sepolta. E non resuscitera' dopo tre giorni.

giovedì 19 novembre 2009

Tony Barber nel Paese delle Meraviglie


E' sorpreso, il candido Tony Barber, sul suo
Brussels Blog su Financial Times, a vedere come Massimo D'Alema stia scalando la lista dei candidati alla nomina di ministro degli esteri dell'Unione Europea. A turbarlo di piu' e' il fatto che, pur senza dimostrare eccelse qualita', D'Alema stia avendo successo nella sua scalata sull'onda di un insieme di fosche combinazioni che non fanno onore alla politica dell'Unione Europea.

Ora, D'Alema a me non piace. Per la politica italiana si e' dimostrato piu' volte totalmente inadatto: sara' anche tatticamente geniale ma e' privo di carisma e ha fatto perdere milioni di voti alla sinistra per le sue operazioni opache.

Cos'e' che non piace a Tony Barber, dunque? "Il suo passato comunista", spiega. "Puo' essere inaccettabile agli occhi di paesi una volta inglobati nel blocco sovietico come la Polonia". Ma lui stesso, Tony Barber, inviato per cinque anni in Italia, e' stato testimone del "pragmatismo" di D'Alema, "e delle sue posizioni tutt'altro che estremiste". Gia'. Quel pragmatismo che l'ha portato a promuovere l'opa a debito di Colaninno su Telecom Italia e l'assalto alle banche in compagnia dei furbetti del quartierino avra' anche fatto perdere milioni di voti alla sinistra ma e' lo stesso pragmatismo che ha dimostrato partecipando alla guerra in Kosovo nel 1998, quando si e' guadagnato la credibilita' della comunita' politica internazionale mentre perdeva altri milioni di voti in Italia.

"D'Alema non sara' un fanatico antiamericano", continua Barber, "resta il tipico austero intellettuale di sinistra" e in quanto tale "se dovesse fare critiche agli Stati Uniti in pubblico, l'influenza europea su Washington terminerebbe seduta stante, con gravi recriminazioni da parte dei 27 paesi della UE". Ora, come un bambino a una certa eta' capisce che in pubblico non deve dire "culo", D'Alema a 61 anni suonati avra' capito che in pubblico non deve "fare critiche agli Stati Uniti". Che ne pensa Tony Barber? Sono certo che D'Alema sara' un buono e docile angioletto nei confronti degli Stati Uniti. La sinistra in Italia avra' perso un altro milione di voti ma i 27 paesi della UE saranno contenti e D'Alema avra' finalmente il curriculum giusto per diventare Presidente della Repubblica Italiana.

"Sarebbe folle per l'Unione Europea avere un ministro degli esteri che non parla inglese. Il suo livello di francese e' quello di un cameriere italiano e il suo inglese e' scarso". Vero, Barber, non c'e' che dire. Esistono i traduttori, pero', e il mestiere di ministro degli esteri non richiede mai dichiarazioni frettolose o improvvisate e discorsi a braccio. L'inglese servirebbe a D'Alema a socializzare coi diplomatici, a proporre "let's have a beer together", niente di piu'. Si chiamasse Berlusconi, sarebbe un vero problema: non saprebbe come raccontare le sue barzellette beote.

E siamo alla boiata principale di Barber: si e' chiesto "ma perche' Berlusconi appoggia D'Alema?". Risposta: "In passato Berlusconi ha fregato D'Alema durante il negoziato per le riforme costituzionali (la famigerata Bicamerale, n.d.b.). Berlusconi deve aver pensato che D'Alema e' potenzialmente capace di auto-distruggersi, nella posizione di ministro degli esteri dell'Unione, come ha gia' dimostrato in passato". Conclusione: "La posizione di Berlusconi sulla scena politica italiana ne uscirebbe rafforzata". Be', al momento l'immagine di Berlusconi e' ammaccata sia in Italia sia all'estero. Diciamo pure che e' alla canna del gas, schiacciato dalle opposizioni interne ed esterne. Appoggiare D'Alema e' verosimilmente un modo per ottenere in cambio qualche grosso grosso favore. D'Alema ha resuscitato Berlusconi dalla morte politica certa gia' due volte. Studiera' di sicuro qualche altra operazione-paracadute.

Infine, la domanda delle domande: "con tutti questi limiti, perche' la stella D'Alema e' in ascesa?" A Francia e Germania non frega niente del posto di ministro degli esteri della UE; la Gran Bretagna sostiene Tony Blair come presidente del consiglio; l'Italia si inserisce in questo vuoto di potere; i socialisti europei sfruttano la candidatura di D'Alema per rafforzare le proprie posizioni. "Tutto molto immorale" commenta Barber. E si domanda: "che fine ha fatto l'idea che le cariche piu' alte in Europa devono essere assegnate ai candidati piu' qualificati?" Mi piacerebbe sapere dove sarebbero questi "candidati piu' qualificati". Peccato che Barber nel paese delle Meraviglie abbia dimenticato di dirlo.

mercoledì 18 novembre 2009

Classifica dei Migliori Leccapiedi dell'Unione


Ma che sorpresa trovare Giulio Tremonti al quinto posto nella speciale classifica dei Ministri delle Finanze dell'Unione Europea pubblicata dal
Financial Times. Quinto su 19 ministri. Prima, la ministra francese Christine Lagarde. Terzo, il belga Didier Reynders. Ultimo, l'irlandese Brian Lenihan.

Premesso che io non mi spiego come faccia l'economia italiana a sopravvivere a uno come Tremonti, ma questa e' un'opinione personale. Altra opinione personale: Didier Reynders gode di buona popolarita' politica in Belgio ma tecnicamente non e' considerato un genio. Tiene quel ministero da dieci anni perche' abile a destreggiarsi fra gli innumerevoli pesi e contrappesi della politica belga. Ha un passato da manager delle ferrovie. Eppure Didier Reynders e' terzo e Tremonti si ritrova quinto nel ranking, secondo Financial Times. Se questi sono i migliori, immaginiamo i poveri greci, nelle mani di George Papaconstantinou, penultimo.

Dietro quella classifica c'e' un sistema di valutazione bizzarro, malamente spiegato nell'apposita sezione del reportage. Tre criteri: situazione economica, abilita' politica, credibilita' sui mercati. In quanto a situazione economica, Tremonti finisce al quinto posto; abilita' politica, ottavo posto; credibilita', tredicesimo posto. Come faccia, con una media da nono posto, a risultare infine quinto, e' un mistero dell'algoritmo del Financial Times. Didier Reynders, allo stesso modo, con una media da sesto posto secondo i tre criteri, infine risulta terzo.

Mistero, dunque. Mica tanto, pero'. Chi ha valutato i ministri? Giornalisti del Financial Times? No. Sette prestigiosi leccapiedi, economisti nel tempo libero, riuniti nel seguente comitato di valutazione: 1. Jacques Delpla, Francia; 2. Gilles Moec, Francia; 3. Michael Heise, Germania; 4. Peter Vanden Houte, Belgio; 5. Robert Bergqvist, Svezia; 6. Marco Annunziata, Italia; 7. Erik Nielsen, Gran Bretagna. Li ho volutamente elencati in quest'ordine perche' i primi cinque posti sono occupati, guarda caso, da Francia, Germania, Belgio, Svezia, Italia. Gran Bretagna solo settima, Erik Nielsen dev'essersi distratto nel momento sbagliato.

venerdì 13 novembre 2009

I Finti Tonti

Le Temps, quotidiano svizzero, si chiede perche' oggi la vicina Italia sia cosi' distante. "L'Italia e' il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania, prima di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti". E fin qui... "La vita politica italiana appartiene a una cultura diversa, difficilmente decifrabile a nord delle Alpi. Per gli svizzeri Roma e' gia' Sud, i suoi misteri, la sua mafia, la sua corruzione e i suoi traffici sono qualcosa che non rientra negli schemi mentali che rendono invece quello che accade a Berlino e Parigi comprensibile". E gia' qui non ci siamo. Come, per gli svizzeri la mafia, la corruzione, i traffici italiani sono un mistero? Che sorpresa. Eppure il frutto degli sporchi traffici di mafia e corruzione, un fiume di denaro, sbocca proprio in Svizzera. Questo esercizio di bendaggio e finta cecita' e' riuscito male.

"Vi e' una sorta di sovrapposizione fra l'incomprensione del resto della Svizzera per il Canton Ticino e l'incomprensione della Svizzera per l'Italia". Canton Ticino e Italia coincidono, agli occhi degli svizzeri. Grossa novita'. "L'Italia degli anni '50, '60 e '70 e' vista come il vicino povero che esporta da noi i lavoratori stagionali, spesso vittime di umiliazioni che non sono state affatto dimenticate a sud delle Alpi". Sembra di leggere rimpianto, in queste righe, per un dopoguerra in cui l'Italia esportava solo braccia, utili all'economia svizzera, passibili di offese e minacce, e non invece capitali, quando le braccia sono tornate in Italia e la esorbitante ricchezza italiana si e' orientata verso i sicuri e omertosi lidi delle banche svizzere. Gli operai degli anni '50 potevano essere facilmente identificati e offesi. Pecunia non olet, invece.

"Silvio Berlusconi non risparmia a nessuno le sue battute sessiste e i consiglieri federali che gli fanno visita ne escono turandosi il naso. E Giulio Tremonti, per aver diretto una fiduciaria a Milano, conosce bene i mezzi che permettono ai contribuenti italiani di sfuggire al fisco e mettere in salvo il loro denaro in Svizzera". Gia', Berlusconi puzza e Tremonti e' un mago dell'evasione fiscale, in fondo. E allora? Sono gli unici che vi fanno schifo? Come mai su Craxi, trent'anni fa, non avevate nulla da dire?

L'Italia vuole semplicemente raccattare denaro in Svizzera perche' da sempre e' incapace di gestire i soldi pubblici e spesso deve inventarsi qualche toppa d'emergenza per coprire le spese pubbliche. La Svizzera, da parte sua, il denaro non ha intenzione di perderlo e protesta contro i raid della Guardia di Finanza italiana.

Il lato comico della vicenda e' che solo una minima parte dei soldi che rientreranno in Italia con le buone (scudo fiscale) o con le cattive (Guardia di Finanza) verranno investiti in italia, il resto tornera' all'estero. Di nuovo in Svizzera? Puo' darsi. E' vero che la Svizzera sta facendo sforzi per uscire dalla lista nera dell'Ocse sui paradisi fiscali. Ma e' altrettanto vero che i capitali accumulati nei caveau svizzeri in decenni di omerta' finanziaria sono troppi e non si sbiancano magicamente con uno schiocco di dita. Resteranno in circolo nell'economia svizzera per anni. L'esaurimento di questo beneficio si completera' quanto prima gli stati occidentali decideranno di interrompere il flusso di denaro sporco e nero verso i cantoni. Gli svizzeri sperano in questo: quando sara' passata la buriana della crisi finanziaria, la pressione internazionale sui paradisi fiscali si allentera' e la Svizzera tornera' a attirare capitali. Perche' e' un paese neutro, un paese di finti tonti che fingono di non vedere, non sentire, non capire, solo Dio sa come hanno fatto ad attirare centinaia di fantastrilioni da tutto l'universo, quello sanno fare e quello continueranno a fare in eterno.

mercoledì 4 novembre 2009

La Classifica di Novembre


1. I am X - My Secret Friend
2. Indochine - Little Dolls
3. Goldfrapp - Let's Get Physical
4. Beck - Chemtrails
5. Muse - Uprising

martedì 3 novembre 2009

Da Evitare: Nello's, 696 Madison Avenue, New York


"Authentic mafioso-style service". Cosi' sintetizza uno dei commenti lasciati su Internet da un cliente del ristorante Nello's, 696 Madison Avenue, a New York, a due passi da Central Park. "29 dollari per due cappuccini serviti in un clima di intimidazione. Qualcuno dovrebbe chiudere quel posto. Il buco piu' disonesto di Manhattan".

"1034 euro pagati da quattro persone per un risotto a testa" il racconto di un altro cliente. "Se ti piace sprecare denaro per cibo mediocre, questo e' sicuramente il posto per te".

Nello's, 696 Madison Avenue, a New York. Il proprietario, Nello Balan, di origine rumena, in gessato soprendentemente somigliante al Cozzalo Nero, ultimamente ha minacciato di morte un
artista francese e all'improvviso ha dovuto chiudere perche' non pagava le tasse, apparentemente mancavano 1.8 milioni di dollari all'appello e Nello The Bello ha trovato la faccia di culo per dichiarare "c'e' stato un fraintendimento, ho dovuto licenziare i miei contabili". Chi cazzo aveva assunto? Dei ragazzini di 3 anni oggi sono gia' capaci di usare la calcolatrice.

"Per favore non generalizziamo scrivendo che questo e' un ristorante europeo. La Romania e' un paese, l'Italia un altro" e qui siamo al commento di un italiano. "Il cibo proposto da dei rumeni in questo ristorante e' una cattiva imitazione di quello italiano".

Il rating su Internet di questo ristorante, cattiva imitazione di uno italiano, a due passi da Central Park e' per il 60% inferiore a 2 stelle su 5. Quindi che cosa ci faceva Roman Abramovich in questo posto di cattivo gusto, e soprattutto che piacere ha provato pagando il conto di
52mila euro per se' e i suoi amici che hanno consumato 6 bottiglie di champagne e poco altro (tagliolini al tartufo e spaghetti mari e monti, i famosi mari e monti di New York, devono essere l'oleoso Hudson e le collinette nel cimitero di Greenwood, lo chef Rocco Di Spirito deve essersi inventato il sapore, oltre alla ricetta).

Il pacchiano magnate russo che sceglie il pasticciato ristorante rumeno, senza neanche un sito Internet, che si spaccia per italiano. Combinazione interessante. L'Italia all'estero non va oltre il cliche', e questo e' stato detto milioni di volte. Non so cos'e' peggio: se gli italiani come Berlusconi che dall'Italia contribuiscono a sprofondare sottoterra il gia' ammaccato cliche', oppure che i gradassi russi e hollywoodiani (cliente fisso di Nello's anche Mickey Rourke) che fanno una grossa pubblicita' a questi modelli disperati e disgustosi di Italia nel mondo.

Qualcuno dovrebbe vietare a questi poveracci di usare lo slogan "cucina italiana".

lunedì 2 novembre 2009

Chiacchierando con AzFree

azfree: Buongiorno come posso aiutarla?
io: salve sto cercando da ieri di prenotare un volo bari-bruxelles ma al momento della prenotazione mi dice che una frazione del volo non è confermata
io: che significa?
azfree: verifico
azfree: trattasi di un problema tecnico la invito a riprovare piu' tardi o se preferisce puo' chiamarci allo 062222. Grazie
io: ma che significa che una tratta non è confermata, può essere che a un certo punto alitalia decida di tagliare dei voli?
azfree: no tagliare il volo no. e' possibile invece che non ci sia piu' disponibilita'.
io: ma quando non c'è disponibilità il volo non compare nanche nella lista dei voli possibili
azfree: internet e' in continuo aggiornamento per questo le consiglio di chiamarci allo 062222.
io: pensa che al telefono mi possano dire cose diverse da quelle che mi sta dicendo lei?
azfree: al telefono vedranno le disponibilita' dei voli e potra' prenotare
io: quindi lei si è fatto la domanda che mi sto facendo io? e cioè la chat su internet a che serve?
azfree: serve a capire quale sia il problema e trovare una soluzione migliore per risolverlo.
azfree: le ho infatti consigliato di chiamarci allo 062222
azfree: grazie a lei per aver scelto Alitalia.it