venerdì 18 dicembre 2009

Siamo nella merda


Il fiume Zenne, che attraversa Bruxelles e si trascina via tutti gli scarti di vita e di produzione della capitale belga, confluisce nei fiumi Rupel e Schelde; quest'ultimo attraversa le Fiandre, la citta' di Anversa, e sfocia nel Mare del Nord. Per dieci giorni le acque di scarto di oltre un milione di bruxellesi si sono riversate nel fiume Zenne senza essere filtrate, sono confluite quindi nello Schelde, hanno attraversato Anversa appestandone l'aria, e sono sfociate nel gia' marron-grigio Mare del Nord, vanificando cosi', probabilmente, il risultato di anni di lento processo di depurazione dei corsi d'acqua belgi.

Evelyne Huytebroeck, ministro dell'Ambiente della Region Bruxelles Capitale, ha attirato le ire dell'intera comunita' fiamminga. I valloni, al solito, se ne sono fregati. La notizia, sui loro giornali, e' comparsa come tappabuchi nelle ultime pagine. Le due comunita' sono isolate in compartimenti stagni, salvo ogni tanto mandare in avanscoperta qualche temerario che sui giornali o nei blog raccontera', come nel mondo di Quark, "come vivono i fiamminghi?" praticamente sconosciuti ad appena 10 chilometri da casa loro.

In ogni caso, la povera Evelyne Huytebroeck s'e' trovata, impotente, al centro di una faccenda dal sapore molto belga. Aquiris, la societa' francese che gestisce il depuratore delle acque bruxellesi, ha deciso di fermare l'impianto perche' l'eccesso di sabbie trasportate nelle acque di scarico e' potenzialmente dannoso per i filtri.

Il giorno dopo Evelyne Huytebroeck avvisa i reponsabili politici di Bruxelles e delle Fiandre a vari livelli. Omette di avvisare tutti, anche perche' solo per contattare le decine di organi rappresentativi (fra parlamenti, commissioni e sottobosco politico esiste quasi un organo rappresentativo per ogni cittadino belga) impiegherebbe una settimana. Poi parte per Copenaghen, il vertice sul clima. E, in sua assenza, viene additata dai fiamminghi furibondi come reponsabile numero uno del disastro ambientale.

In tutto questo i veri colpevoli, i francesi di Aquiris, declinano ogni responsabilita': e' stato individuato un errore di costruzione nell'impianto, la colpa non e' loro se la sabbia nelle acque bruxellesi e' eccessiva e i filtri ne risultano danneggiati e vanno cambiati troppo spesso. I francesi di Aquiris mi hanno ricordato quei bidelli della scuola media che ci dicevano di non usare il bagno altrimenti loro avrebbero dovuto pulirlo.

Il depuratore ha riaperto dieci giorni dopo, senza che sia cambiato nulla nella quantita' di sabbie presenti nelle acque bruxellesi, nella costruzione del depuratore, nei filtri, nonche' nella vita politica belga. Chi paga? Forse Evelyne Huytebroeck sara' costretta a dimettersi. Di sicuro i poveri operai del depuratore, che hanno dovuto sgombrare i cancelli di uscita del depuratore dai quintali di detriti non filtrati che, ormai dopo 10 giorni, li ostruivano quasi completamente.

Una faccenda tipicamente belga. La solita miriade di sottopotenti politici belgi che si fanno la guerra fra loro. La multinazionale straniera che di punto in bianco ti lascia, e' il caso di dire, nella merda, per motivi oscuri. Il tempo che passa e nessuno che prende una decisione. La qualita' della vita che subisce un'altra lieve flessione in un paese operoso e potenzialmente ricco e pacifico.

mercoledì 16 dicembre 2009

La Classifica di Dicembre


1. Editors - Papillon
2. Jack Penate - Pull my heart away
3. Eiffel - À tout moment la rue
4. Queens of the Stone Age - Make it wit chu
5. La Roux - In for the kill

lunedì 14 dicembre 2009

Viulenz!


Brutalmente zittire sul nascere i ragionamenti degli interlocutori durante i talk show, non appena toccano i nodi sensibili del Cav. Sprezzantemente ridicolizzare chi pone questioni morali come conflitto d'interessi del Cav, storia giudiziaria del Cav, scandali sessuali del Cav, contraddizioni tra libertinismo del Cav e familismo del partito del Cav. Ferocemente abbaiare dal palco contro i manipoli di contestatori che nelle piazze contestano i comizi del Cav. Spregiudicatamente manipolare in tv e rovesciare la verita' sulle molteplici magagne del Cav: scudo fiscale, asta dei beni confiscati ai mafiosi, leggi note come "ad personam", piu' che altro leggi "ad minchiam" o che non servono a una beneamata minchiam alla gente comune.

Pesantemente censurare le innumerevoli figure di merda internazionali del Cav: corna, cucu', kapo,
mutande femminili disegnate durante l'ultimo vertice a Bruxelles. Violentemente e quotidianamente attaccare tutte le istituzioni della Repubblica: Presidente della Repubblica? Comunista, no buono. Presidente della Camera? Traditore, no buono. Parlamento? Spreco di tempo, no buono. Opposizione Politica? Rosy Bindi? Piu' bella che intelligente, no buona. Corte Costituzionale? Comunista, no buona. Banca d'Italia? Pessimista, no buona. Commissione Europea? Esiste, no buona. Stampa? Di sinistra, no buona. Magistratura? Mentalmente disturbata, no buona.

Velenosamente sputtanare a mezzo stampa la madre di tre suoi figli, dopo che questa ha rivelato che 'sto Cav se la fa con le minorenni, ha chiesto il divorzio (45 milioni di euro al mese di "alimenti") e ha pregato che qualcuno si prenda cura della salute mentale Cav. Nessuno l'ha fatto, ahime'.

E che cazzo. Di buono a questo mondo sembrava ci fossero rimasti gli avvocati che lo difendono nei processi, le troiette che si turano il naso e gliela danno sperando in una particina in una fiction, e i leccaculo kamikaze che lo difendono in tv. Da un anno e mezzo, esasperatamente, non faceva altro che evocare un'immagine violenta di un'Italia che lo odia, che lo vuole morto, tutti tranne avvocati, troiette e kamikaze. Un giorno si autoesaltava con sondaggi inesistenti, "il 72% degli italiani e' con me", il giorno dopo scendeva in piazza a
Bari e non poteva raggiungere il posto del comizio perche' un centinaio di contestatori gli sbarrava la strada. In un anno e mezzo di governo non ha fatto altro che tentare di pararsi il culo dalla giustizia per legge, e nel tempo libero violentare lo Stato, abusare della pazienza dei cittadini, stuprare le istituzioni.

Adesso lo sanno, lui e i suoi kamikaze, che se insisti troppo a violentare lo Stato, prima o poi qualcuno ti tira nell'occhio un bel cazzotto. O un duomo in miniatura.

venerdì 11 dicembre 2009

Che cosa ci aspetta?


Nel cazzeggio internettiano capito su un sito di appunti di uno studente milanese che aveva l'abitudinie di mettere online tutto quello che sapeva. Per esempio, la parafrasi del quinto canto dell'Inferno di Dante. L'uso che gli altri studenti fanno di questi appunti e' chiaro: copiano.

Ora, chi non ha mai copiato nella vita? Percio', nessuno scandalo. Lo scandalo e' nei commenti a questa
pagina .

Si distinguono tre categorie: i provocatori, gli svogliati e i seri. Leviamoci dalle balle i provocatori per primi: commenti tipici: "siete una chiavica", "siete tutti froci". In mezzo a noi c'e' sempre una buona percentuale di individui che dietro un apparente e inconsistente mutismo celano un odio innato per la societa' che si manifesta soltanto su questi mezzi totalmente privi di filtri.

E ora veniamo agli svogliati e ai seri. In un rapporto, direi, di tre a uno, cerchiamo di farli dialogare con i loro stessi commenti. I seri si pongono seri dubbi, naturalmente: "ciao non so se è giusta questa parafrasi , per la verità ho gia trovato un errore gravuccio, quindi prima di copiarvelo tutto vedete prima che sia corretto senno prenderete un brutto voto!" Effettivamente gli svogliati, mentre copiano, ci pensano: "l’ho copiata tutta, chissà se è buona grazie lo stesso". Ci sono poi gli svogliati che provano per un attimo a fare i seri: "noi almeno proviamo a leggerla, senza fare commenti. poi, se è giusta domani faccio il compito e grazie a chi l’ha fatta, se invece mi becco un 2… bè, il commento va da sè". Ma la quasi totalita' degli svogliati e' qui solo per rapinare e ringraziare: "grazie mille mi avete risparmiato la fatica di fare il compito!" Se fare un compito e' una fatica indicibile, chi zappa la terra allora? "GRAZIEEEEEEEEEE mi avete salvato la pelle e il sabato sera". Gia', salvato la pelle. Adolescenti che vivono nell'incubo del professore-killer. "grazie, chi l’a scritto è un grande", lui e' un grande, vero, ma tu se non impari a distinguere fra "ha" e "a" continuerai a vivere fra i pidocchi. "grazie mille, meno male ke ci siete voi ke date una mano su internet, io nn ho tempo neanke x me stesso… grazie a dio esiste internet…" Si', chissa' perche' Dio non ci ha pensato prima. Forse perche' non esistevano tutti questi adolescenti coglioni che non trovavano tempo neanche per se stessi; chissa' che fanno, dopo aver studiato 5 minuti, nelle restanti 23 ore e 55 minuti della giornata.

E ancora grazie, grazie, grazie, da una marea di svogliati. Alcuni non perdono neanche tempo a ringraziare, alla ricerca spasmodica di altro: dalla svogliatezza si degenera nella dipendenza vera e propria: "AIUTO AVETE LA PARAFRASI DEGLI IGNAVI????" Alcuni si concedono il lusso di una citazione: "Grandi! siete stati la mia salvezza... se non fosse stato per voi durante il compito... sarei caduta come corpo morto cade". Poi arriva il romanaccio coatto: "regà grazie 1000!! xfortuna voi!! e poi la prof dice k nn bisogna guardare su internet... ma come si fa a farla a mente????? DANTE VA A CACà!" Di sicuro ci e' gia' andato.

Ma e' possibile che siano tutti cosi' svogliati e dementi? Fosse Dante, il vero problema? Una sporadica voce seria osserva: "mi sembra ke dante nn vi piaccia dai commenti". Si scatena l'iradiddio: "odio qst stronzo di danteeeeeeeeeeeeeee uffffffffffaaaaaaaaaaa ke palleeeee". Odio incondizionato. "danteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ma xk si parla di te ankora oggi….:Z ufffffff mi fai skifo", be' almeno qui una motivazione c'e', Dante anacronistico. Benigni non sarebbe d'accordo. "che rottura di cazzo dante e altri coglioni di questo genere", quindi l'intera letteratura italiana anche per i secoli a venire.

Attenzione perche' i seri reagiscono, non stanno muti: "io adoro danteee! Lo trovo terribilmente affascinante! Chi non lo capisce dice che è noioso! Solo perché non ha quel pizzico di intelligenza in più che possa consentirgli di capire ciò che esprime! Mi auspico che x il futuro possano esserci persone come me!" La svogliata di passaggio la zittisce immediatamente: "bimba ma vai a càcàreee! E quando lo fai metti la testa nel cesso e tira lo scarico!! Io invece mi auspico che per il futuro non ci siano persone montate come te! Testa di minchia!"

Che cosa ci aspetta, in futuro? Questi, che considerano Internet una salvezza e Dante un'incomprensibile rottura di balle, sono al tempo stesso il futuro dell'Italia e l'odio puro per le radici dell'Italia. Gli adolescenti svogliati e senza speranze pensano questo: "Dante non scriveva per noi coglioni, noi che il sabato sera viene prima di tutto, perche' dobbiamo essere costretti a leggerlo?" Perche' si spera che qualcosa vi rimanga, come e' rimasto alla ragazzina che commentava "se non fosse stato per voi durante il compito... sarei caduta come corpo morto cade". Si spera che vi restino addosso tracce del genio di Dante, come anticorpi, permanentemente in circolo, che si attivino al momento giusto, quando vi troverete faccia a faccia con l'ignavia, la lussuria, le risse tra guelfi e ghibellini.

Ma e' chiaro che, leggendo sti commenti, il pessimismo domina. Soprattutto nel giorno in cui i fratelli Graviano negano di aver mai avuto contatti con Toto' Berlusconi e Peppino Dell'Utri. Chissa', se avessero letto gli ultimi canti dell'Inferno, a proposito di ladri, contraffattori, bugiardi e traditori...

mercoledì 2 dicembre 2009

La Diaspora


Da tempo cerco di sapere quanti siamo. Quelli che siamo partiti magari per caso, con l'intenzione di restare sei mesi, a Londra, a Bruxelles, nella Silicon Valley. E poi, attraversando decisivi spartiacque, trascinati come dalla corrente in un rapido guadagnare ambiti traguardi, all'estero ci siamo rimasti. Anni. Non ci fosse piaciuto, saremmo tornati. Sappiamo che un posto nel fango in Italia ce l'hanno lasciato. Non siamo tornati, invece. Abbiamo stabilito famiglie. Abbiamo programmato il futuro. Torniamo e ripartiamo dall'Italia solo per le vacanze. Ogni partenza una lacrima. Anche piu' di una. Oggi il fenomeno e' sulle prime pagine in Italia, per via della lettera a suo figlio, pubblicata da
Pier Luigi Celli su Repubblica. In sintesi: "figlio mio lascia questo disgraziato paese, tu che meriti un futuro brillante".

Francesco Bonazzi, su Il Fatto, non ci sta. In sintesi: "solo i codardi abbandonano il suo paese e fuggono dal suo disgraziato destino". Il Fatto ha il merito di essere un giornale di resistenza, il suo punto di vista e' comprensibile. Ma i lettori del Fatto chi sono? Sorpresa. Leggendo i commenti al pezzo di Bonazzi, 9 su 10 provengono da italiani all'estero. 9 su 10 non concordano con Bonazzi. Decisamente non si sentono codardi. Decisamente si sentono di aver meritato tutto quello che hanno costruito e non capiscono perche' avrebbero dovuto dare a se stessi e alle proprie famiglie un futuro disgraziato, restando in Italia per resistere al berlusconismo.

A me non interessa essere d'accordo con Celli o con Bonazzi. Semplicemente, ora che il fenomeno e' sulle prime pagine, penso che non abbia piu' senso cercare di sapere quanti siamo, la mia ossessione di qualche tempo fa. Cosa siamo, invece, e' la domanda del momento. Talenti in fuga, forse. Siamo un popolo senza patria, anche, questo e' evidente. Urge una definizione. Siamo gli spiantati del 21esimo secolo? Siamo gli apolidi vaganti? I nomadi italiani. Siamo la Diaspora, direi. Siamo la spina nel fianco dell'Italia, siamo il bello che l'Italia avrebbe potuto essere se si fosse affidata a noi, anziche' alle troie e ai puttanieri di governo, se avesse investito su di noi, anziche' cercare di convivere con la mafia.

lunedì 30 novembre 2009

Dovrebbe strozzare se stesso


"Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro, lo strozzo".

Faccia pure. Cominci dalla lettera B. Dal proprietario di Mondadori, che ha pubblicato Gomorra di Roberto Saviano, tradotto in 43 paesi, 4 milioni di copie vendute.

venerdì 27 novembre 2009

Meglio Le Monde


In settimana si e' saputo che la Ferrero, in combinazione con gli americani di Hershey's, starebbe per fare un'offerta di acquisto alla Cadbury, la marca di cioccolato inglese piu' popolare. Questo, dopo che Kraft ha fallito, qualche mese fa, nello stesso tentativo.

Sarebbe una svolta per Ferrero, talmente radicata in una solida cultura industriale che non e' nemmeno quotata in borsa e non e' mai stata protagonista di cronache finanziarie. Sempre concentrata sul prestigio del marchio e del prodotto. Ma il mondo cambia, le generazioni anche. Il vecchio Michele Ferrero, l'uomo piu' ricco d'Italia, forse non avrebbe preso l'iniziativa ma da tempo ha passato la mano ai figli Pietro e Giovanni, piu' internazionali e al passo coi tempi.

Ai giornali non e' sfuggita la notizia. Interpretazioni diverse, come si puo' immaginare, da parte del Guardian (approccio stile wrong or right, my country), e da parte di Le Monde (aplomb francese).

Al di la' delle considerazioni di opportunita' economica e finanziaria, come vedono i due giornali il marchio italiano? Guardian: "e' l'approvvigionatore di perfette piramidi di cioccolatini amati, negli spot, dall'ambasciatore e dai suoi ospiti". Ferrero l'approvvigionatore. Mai descrizione fu piu' piovosa, come la fredda Londra. "Il Ferrero Rocher fu introdotto nel 1982 ed e' meglio noto per la sua campagna pubblicitaria che per il piccolo, sferico cioccolatino incrostato di noccioline". Sara' meglio noto a lui, cronista dal grossolano palato (avra' mai assaggiato un Rondnoir?). E anche un po' recidivo, visto che riprende, dopo "la Ferrero e' meglio nota in Gran Bretagna per i suoi Ferrero Rocher, famosi per gli spot nei quali vengono dichiarati un'istituzione ai ricevimenti degli ambasciatori". Se proprio vogliamo dirla tutta la fama del Ferrero Rocher si sovrappone alla fama di Ambrogio, maggior domo dal sorriso tagliente e sinistro, al quale ci si rivolgeva in caso di "languorino", il mitico Ambrogio che ha rivoluzionato il linguaggio di milioni di mogli italiane quando dovevano rivolgersi ai mariti, se assalite da improvvise voglie. Ma tant'e'. Il Guardian era piu' impressionato dagli ambasciatori che da Ambrogio.

Poi, quasi in un'esile nota a margine, che spiega cotanto snobismo, il Guardian riporta che "il 65% delle vendite Ferrero proviene da Germania, Italia e Francia, paesi nei quali la presenza del cioccolato Cadbury e' debole, cosi' la combinazione delle due reti di distribuzione avrebbe un senso logico". Per la miseria, il britannico cronista sta praticamente ammettendo che il cioccolato italiano domina l'intero mercato europeo laddove il cioccolato inglese e' totalmente assente, ma rimarra' con l'eterno dubbio su come possa questo cioccolato "piu' famoso per gli spot che per il gusto" dominare i mercati.

Non molto da dire sull'articolo di Le monde. Ripercorre la storia della Ferrero in modo sintetico e impeccabile, dalla storia del Gianduia, inventato da Pietro Ferrero durante la guerra mondiale, quando il cioccolato scarseggiava e le nocciole abbondavano, fino alla linea Kinder, lanciata nel 1968, alla Nutella, per terminare con il "famoso Ferrero Rocher, comparso nel 1983, cosi' nominato in pio omaggio alla roccia della vergine di Lourdes, dove la moglie di Michele Ferrero conduceva talvolta i dipendenti in pellegrinaggio". Sara' vero? Gola e fede. Un intreccio mooolto francese.

martedì 24 novembre 2009

Ermanno da Etterbecca


Sara' banale, ma il proverbio ci vuole: tra i due litiganti, il terzo gode e, aggiungerei, il quarto tribola. Herman Van Rompuy, nato a Etterbeek nel 1947, e' stato nominato, lo scorso giovedi', primo Presidente Permanente del Consiglio Europeo. Quando il Benelux ottiene assegnazioni importanti nell'ambito dell'Unione Europea ci si deve sempre chiedere perche' Francia e Germania vi hanno rinunciato, e di solito le risposte sono di due tipi: 1, non gliene fregava niente; 2, non sono riusciti a spartirsi il bottino in parti uguali.

Accadde quando i paesi membri dell'Unione erano sei e si doveva stabilire il quartier generale delle istituzioni: Parlamento, Commissione, Consiglio. La decisione cadde su Bruxelles, con appendice a Strasburgo per la terza sede del Parlamento, dopo un lungo tira e molla tra Francia e Germania, all'inizio entrambe indifferenti, poi entrambe interessate. Il Belgio subi' questa decisione obtorto collo, perche' l'installazione delle istituzioni nel cuore della capitale avrebbe comportato rivoluzionamenti urbanistici e soprattutto costi che si pensava inaccettabili. In seguito sono arrivati anche benefici, ma intanto il quartiere Schuman e' stato completamente sventrato e oggetto di speculazioni edilizie invereconde.

Accade ancora oggi. Ermanno da Etterbecca ha ottenuto la carica piu' prestigiosa dell'Unione. Dovra' lavorare per mettere d'accordo 27 nazioni su temi importanti. Molti pensano che sia una scelta di ripiego, il personaggio non ha grande carisma. Ma in effetti non deve averlo, per la posizione che ricoprira': dev'essere semplicemente un buon diplomatico e tenere i nervi saldi. Chi meglio di un belga, messo alla prova del governo nell'eterna e sfibrante guerriglia tra sfigati fiamminghi e valloni?

E D'Alema, in tutto questo? Scalzato da una ministra inglese. Buon per lei, alla quale probabilmente non frega nulla di fare la ministra degli esteri dell'Unione, difatti il suo nome non era mai circolato nelle scorse settimane, e' il classico riflesso dell'atteggiamento inglese di menefreghismo assoluto per l'Unione, menefreghismo con il britannico piede dentro per non perdere il potere di lobby, i rapporti di business eccetera. Il punto debole della candidatura di D'Alema era, a quanto si legge, il sostegno di Berlusconi. Se mi candido a direttore dello zoo e mi faccio sostenere dal leone, ho qualche chance, se mi faccio sostenere dal maiale faccio semplicemente ridere.

Circolava voce, nei giorni precedenti la nomina, che, in cambio del sostegno alla candidatura di D'Alema, Berlusconi avrebbe preteso l'approvazione dell'ennesima legge che lo salva dai processi. Legge troppo indifendibile, il Partito Democratico ha negato l'approvazione e Berlusconi ha scaricato la candidatura al suo destino di deriva. Non mi risulta che D'Alema abbia troppo piagnucolato per la nomina non avvenuta. E' un segno in piu' che Berlusconi sta per finire e la sinistra, D'Alema in testa, si prepara in forze a raccogliere quel che e' rimasto del governo dell'Italia. Quel che e' sicuro e' che non e' affatto pronta. Berlusconi e' il suicida sull'orlo della rupe. Al momento sembrano in molti a volergli rifilare il calcio in culo finale: Di Pietro, Fini, Casini, Facebook, le zoccole, la magistratura. Non il PD. "Deve continuare a governare", dicono, "deve risolvere i problemi degli italiani". Puo' darsi che l'Italia sopravviva a Berlusconi. Di certo la sinistra, sotto il suo basso impero, e' morta e sepolta. E non resuscitera' dopo tre giorni.

giovedì 19 novembre 2009

Tony Barber nel Paese delle Meraviglie


E' sorpreso, il candido Tony Barber, sul suo
Brussels Blog su Financial Times, a vedere come Massimo D'Alema stia scalando la lista dei candidati alla nomina di ministro degli esteri dell'Unione Europea. A turbarlo di piu' e' il fatto che, pur senza dimostrare eccelse qualita', D'Alema stia avendo successo nella sua scalata sull'onda di un insieme di fosche combinazioni che non fanno onore alla politica dell'Unione Europea.

Ora, D'Alema a me non piace. Per la politica italiana si e' dimostrato piu' volte totalmente inadatto: sara' anche tatticamente geniale ma e' privo di carisma e ha fatto perdere milioni di voti alla sinistra per le sue operazioni opache.

Cos'e' che non piace a Tony Barber, dunque? "Il suo passato comunista", spiega. "Puo' essere inaccettabile agli occhi di paesi una volta inglobati nel blocco sovietico come la Polonia". Ma lui stesso, Tony Barber, inviato per cinque anni in Italia, e' stato testimone del "pragmatismo" di D'Alema, "e delle sue posizioni tutt'altro che estremiste". Gia'. Quel pragmatismo che l'ha portato a promuovere l'opa a debito di Colaninno su Telecom Italia e l'assalto alle banche in compagnia dei furbetti del quartierino avra' anche fatto perdere milioni di voti alla sinistra ma e' lo stesso pragmatismo che ha dimostrato partecipando alla guerra in Kosovo nel 1998, quando si e' guadagnato la credibilita' della comunita' politica internazionale mentre perdeva altri milioni di voti in Italia.

"D'Alema non sara' un fanatico antiamericano", continua Barber, "resta il tipico austero intellettuale di sinistra" e in quanto tale "se dovesse fare critiche agli Stati Uniti in pubblico, l'influenza europea su Washington terminerebbe seduta stante, con gravi recriminazioni da parte dei 27 paesi della UE". Ora, come un bambino a una certa eta' capisce che in pubblico non deve dire "culo", D'Alema a 61 anni suonati avra' capito che in pubblico non deve "fare critiche agli Stati Uniti". Che ne pensa Tony Barber? Sono certo che D'Alema sara' un buono e docile angioletto nei confronti degli Stati Uniti. La sinistra in Italia avra' perso un altro milione di voti ma i 27 paesi della UE saranno contenti e D'Alema avra' finalmente il curriculum giusto per diventare Presidente della Repubblica Italiana.

"Sarebbe folle per l'Unione Europea avere un ministro degli esteri che non parla inglese. Il suo livello di francese e' quello di un cameriere italiano e il suo inglese e' scarso". Vero, Barber, non c'e' che dire. Esistono i traduttori, pero', e il mestiere di ministro degli esteri non richiede mai dichiarazioni frettolose o improvvisate e discorsi a braccio. L'inglese servirebbe a D'Alema a socializzare coi diplomatici, a proporre "let's have a beer together", niente di piu'. Si chiamasse Berlusconi, sarebbe un vero problema: non saprebbe come raccontare le sue barzellette beote.

E siamo alla boiata principale di Barber: si e' chiesto "ma perche' Berlusconi appoggia D'Alema?". Risposta: "In passato Berlusconi ha fregato D'Alema durante il negoziato per le riforme costituzionali (la famigerata Bicamerale, n.d.b.). Berlusconi deve aver pensato che D'Alema e' potenzialmente capace di auto-distruggersi, nella posizione di ministro degli esteri dell'Unione, come ha gia' dimostrato in passato". Conclusione: "La posizione di Berlusconi sulla scena politica italiana ne uscirebbe rafforzata". Be', al momento l'immagine di Berlusconi e' ammaccata sia in Italia sia all'estero. Diciamo pure che e' alla canna del gas, schiacciato dalle opposizioni interne ed esterne. Appoggiare D'Alema e' verosimilmente un modo per ottenere in cambio qualche grosso grosso favore. D'Alema ha resuscitato Berlusconi dalla morte politica certa gia' due volte. Studiera' di sicuro qualche altra operazione-paracadute.

Infine, la domanda delle domande: "con tutti questi limiti, perche' la stella D'Alema e' in ascesa?" A Francia e Germania non frega niente del posto di ministro degli esteri della UE; la Gran Bretagna sostiene Tony Blair come presidente del consiglio; l'Italia si inserisce in questo vuoto di potere; i socialisti europei sfruttano la candidatura di D'Alema per rafforzare le proprie posizioni. "Tutto molto immorale" commenta Barber. E si domanda: "che fine ha fatto l'idea che le cariche piu' alte in Europa devono essere assegnate ai candidati piu' qualificati?" Mi piacerebbe sapere dove sarebbero questi "candidati piu' qualificati". Peccato che Barber nel paese delle Meraviglie abbia dimenticato di dirlo.

mercoledì 18 novembre 2009

Classifica dei Migliori Leccapiedi dell'Unione


Ma che sorpresa trovare Giulio Tremonti al quinto posto nella speciale classifica dei Ministri delle Finanze dell'Unione Europea pubblicata dal
Financial Times. Quinto su 19 ministri. Prima, la ministra francese Christine Lagarde. Terzo, il belga Didier Reynders. Ultimo, l'irlandese Brian Lenihan.

Premesso che io non mi spiego come faccia l'economia italiana a sopravvivere a uno come Tremonti, ma questa e' un'opinione personale. Altra opinione personale: Didier Reynders gode di buona popolarita' politica in Belgio ma tecnicamente non e' considerato un genio. Tiene quel ministero da dieci anni perche' abile a destreggiarsi fra gli innumerevoli pesi e contrappesi della politica belga. Ha un passato da manager delle ferrovie. Eppure Didier Reynders e' terzo e Tremonti si ritrova quinto nel ranking, secondo Financial Times. Se questi sono i migliori, immaginiamo i poveri greci, nelle mani di George Papaconstantinou, penultimo.

Dietro quella classifica c'e' un sistema di valutazione bizzarro, malamente spiegato nell'apposita sezione del reportage. Tre criteri: situazione economica, abilita' politica, credibilita' sui mercati. In quanto a situazione economica, Tremonti finisce al quinto posto; abilita' politica, ottavo posto; credibilita', tredicesimo posto. Come faccia, con una media da nono posto, a risultare infine quinto, e' un mistero dell'algoritmo del Financial Times. Didier Reynders, allo stesso modo, con una media da sesto posto secondo i tre criteri, infine risulta terzo.

Mistero, dunque. Mica tanto, pero'. Chi ha valutato i ministri? Giornalisti del Financial Times? No. Sette prestigiosi leccapiedi, economisti nel tempo libero, riuniti nel seguente comitato di valutazione: 1. Jacques Delpla, Francia; 2. Gilles Moec, Francia; 3. Michael Heise, Germania; 4. Peter Vanden Houte, Belgio; 5. Robert Bergqvist, Svezia; 6. Marco Annunziata, Italia; 7. Erik Nielsen, Gran Bretagna. Li ho volutamente elencati in quest'ordine perche' i primi cinque posti sono occupati, guarda caso, da Francia, Germania, Belgio, Svezia, Italia. Gran Bretagna solo settima, Erik Nielsen dev'essersi distratto nel momento sbagliato.

venerdì 13 novembre 2009

I Finti Tonti

Le Temps, quotidiano svizzero, si chiede perche' oggi la vicina Italia sia cosi' distante. "L'Italia e' il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania, prima di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti". E fin qui... "La vita politica italiana appartiene a una cultura diversa, difficilmente decifrabile a nord delle Alpi. Per gli svizzeri Roma e' gia' Sud, i suoi misteri, la sua mafia, la sua corruzione e i suoi traffici sono qualcosa che non rientra negli schemi mentali che rendono invece quello che accade a Berlino e Parigi comprensibile". E gia' qui non ci siamo. Come, per gli svizzeri la mafia, la corruzione, i traffici italiani sono un mistero? Che sorpresa. Eppure il frutto degli sporchi traffici di mafia e corruzione, un fiume di denaro, sbocca proprio in Svizzera. Questo esercizio di bendaggio e finta cecita' e' riuscito male.

"Vi e' una sorta di sovrapposizione fra l'incomprensione del resto della Svizzera per il Canton Ticino e l'incomprensione della Svizzera per l'Italia". Canton Ticino e Italia coincidono, agli occhi degli svizzeri. Grossa novita'. "L'Italia degli anni '50, '60 e '70 e' vista come il vicino povero che esporta da noi i lavoratori stagionali, spesso vittime di umiliazioni che non sono state affatto dimenticate a sud delle Alpi". Sembra di leggere rimpianto, in queste righe, per un dopoguerra in cui l'Italia esportava solo braccia, utili all'economia svizzera, passibili di offese e minacce, e non invece capitali, quando le braccia sono tornate in Italia e la esorbitante ricchezza italiana si e' orientata verso i sicuri e omertosi lidi delle banche svizzere. Gli operai degli anni '50 potevano essere facilmente identificati e offesi. Pecunia non olet, invece.

"Silvio Berlusconi non risparmia a nessuno le sue battute sessiste e i consiglieri federali che gli fanno visita ne escono turandosi il naso. E Giulio Tremonti, per aver diretto una fiduciaria a Milano, conosce bene i mezzi che permettono ai contribuenti italiani di sfuggire al fisco e mettere in salvo il loro denaro in Svizzera". Gia', Berlusconi puzza e Tremonti e' un mago dell'evasione fiscale, in fondo. E allora? Sono gli unici che vi fanno schifo? Come mai su Craxi, trent'anni fa, non avevate nulla da dire?

L'Italia vuole semplicemente raccattare denaro in Svizzera perche' da sempre e' incapace di gestire i soldi pubblici e spesso deve inventarsi qualche toppa d'emergenza per coprire le spese pubbliche. La Svizzera, da parte sua, il denaro non ha intenzione di perderlo e protesta contro i raid della Guardia di Finanza italiana.

Il lato comico della vicenda e' che solo una minima parte dei soldi che rientreranno in Italia con le buone (scudo fiscale) o con le cattive (Guardia di Finanza) verranno investiti in italia, il resto tornera' all'estero. Di nuovo in Svizzera? Puo' darsi. E' vero che la Svizzera sta facendo sforzi per uscire dalla lista nera dell'Ocse sui paradisi fiscali. Ma e' altrettanto vero che i capitali accumulati nei caveau svizzeri in decenni di omerta' finanziaria sono troppi e non si sbiancano magicamente con uno schiocco di dita. Resteranno in circolo nell'economia svizzera per anni. L'esaurimento di questo beneficio si completera' quanto prima gli stati occidentali decideranno di interrompere il flusso di denaro sporco e nero verso i cantoni. Gli svizzeri sperano in questo: quando sara' passata la buriana della crisi finanziaria, la pressione internazionale sui paradisi fiscali si allentera' e la Svizzera tornera' a attirare capitali. Perche' e' un paese neutro, un paese di finti tonti che fingono di non vedere, non sentire, non capire, solo Dio sa come hanno fatto ad attirare centinaia di fantastrilioni da tutto l'universo, quello sanno fare e quello continueranno a fare in eterno.

mercoledì 4 novembre 2009

La Classifica di Novembre


1. I am X - My Secret Friend
2. Indochine - Little Dolls
3. Goldfrapp - Let's Get Physical
4. Beck - Chemtrails
5. Muse - Uprising

martedì 3 novembre 2009

Da Evitare: Nello's, 696 Madison Avenue, New York


"Authentic mafioso-style service". Cosi' sintetizza uno dei commenti lasciati su Internet da un cliente del ristorante Nello's, 696 Madison Avenue, a New York, a due passi da Central Park. "29 dollari per due cappuccini serviti in un clima di intimidazione. Qualcuno dovrebbe chiudere quel posto. Il buco piu' disonesto di Manhattan".

"1034 euro pagati da quattro persone per un risotto a testa" il racconto di un altro cliente. "Se ti piace sprecare denaro per cibo mediocre, questo e' sicuramente il posto per te".

Nello's, 696 Madison Avenue, a New York. Il proprietario, Nello Balan, di origine rumena, in gessato soprendentemente somigliante al Cozzalo Nero, ultimamente ha minacciato di morte un
artista francese e all'improvviso ha dovuto chiudere perche' non pagava le tasse, apparentemente mancavano 1.8 milioni di dollari all'appello e Nello The Bello ha trovato la faccia di culo per dichiarare "c'e' stato un fraintendimento, ho dovuto licenziare i miei contabili". Chi cazzo aveva assunto? Dei ragazzini di 3 anni oggi sono gia' capaci di usare la calcolatrice.

"Per favore non generalizziamo scrivendo che questo e' un ristorante europeo. La Romania e' un paese, l'Italia un altro" e qui siamo al commento di un italiano. "Il cibo proposto da dei rumeni in questo ristorante e' una cattiva imitazione di quello italiano".

Il rating su Internet di questo ristorante, cattiva imitazione di uno italiano, a due passi da Central Park e' per il 60% inferiore a 2 stelle su 5. Quindi che cosa ci faceva Roman Abramovich in questo posto di cattivo gusto, e soprattutto che piacere ha provato pagando il conto di
52mila euro per se' e i suoi amici che hanno consumato 6 bottiglie di champagne e poco altro (tagliolini al tartufo e spaghetti mari e monti, i famosi mari e monti di New York, devono essere l'oleoso Hudson e le collinette nel cimitero di Greenwood, lo chef Rocco Di Spirito deve essersi inventato il sapore, oltre alla ricetta).

Il pacchiano magnate russo che sceglie il pasticciato ristorante rumeno, senza neanche un sito Internet, che si spaccia per italiano. Combinazione interessante. L'Italia all'estero non va oltre il cliche', e questo e' stato detto milioni di volte. Non so cos'e' peggio: se gli italiani come Berlusconi che dall'Italia contribuiscono a sprofondare sottoterra il gia' ammaccato cliche', oppure che i gradassi russi e hollywoodiani (cliente fisso di Nello's anche Mickey Rourke) che fanno una grossa pubblicita' a questi modelli disperati e disgustosi di Italia nel mondo.

Qualcuno dovrebbe vietare a questi poveracci di usare lo slogan "cucina italiana".

lunedì 2 novembre 2009

Chiacchierando con AzFree

azfree: Buongiorno come posso aiutarla?
io: salve sto cercando da ieri di prenotare un volo bari-bruxelles ma al momento della prenotazione mi dice che una frazione del volo non è confermata
io: che significa?
azfree: verifico
azfree: trattasi di un problema tecnico la invito a riprovare piu' tardi o se preferisce puo' chiamarci allo 062222. Grazie
io: ma che significa che una tratta non è confermata, può essere che a un certo punto alitalia decida di tagliare dei voli?
azfree: no tagliare il volo no. e' possibile invece che non ci sia piu' disponibilita'.
io: ma quando non c'è disponibilità il volo non compare nanche nella lista dei voli possibili
azfree: internet e' in continuo aggiornamento per questo le consiglio di chiamarci allo 062222.
io: pensa che al telefono mi possano dire cose diverse da quelle che mi sta dicendo lei?
azfree: al telefono vedranno le disponibilita' dei voli e potra' prenotare
io: quindi lei si è fatto la domanda che mi sto facendo io? e cioè la chat su internet a che serve?
azfree: serve a capire quale sia il problema e trovare una soluzione migliore per risolverlo.
azfree: le ho infatti consigliato di chiamarci allo 062222
azfree: grazie a lei per aver scelto Alitalia.it

venerdì 30 ottobre 2009

Cui Prodest?


Il primo a essere smignottato e' stato lui, Silvio Berlusconi. Le diciottenni, le escort. Le 10 domande di Repubblica. Poi e' stato il turno di Boffo, direttore dell'Avvenire. Le molestie alla moglie di un suo presunto partner. Lo scoop del Giornale di Feltri. Le dimissioni di Boffo. Poi e' arrivato il momento di Fini. Un vecchio dossier su presunte attivita' sessuali deviate. Le minacce del Giornale, sempre di Feltri. Le contro-minacce di Fini. Fini resta. Poi arriva il momento di Marrazzo. Il video con il trans che fa su e giu' per la penisola in cerca di acquirenti. Lo guardano tutti: Rizzoli, Libero, Mondadori, il primo ministro. La notizia scappa sui giornali. Dimissioni di Marrazzo.

Si parla di altri scandali in arrivo.

A chi giova, questo florilegio di scandali sessuali che si susseguono? Quando lo scandalo e' uno, supponiamo il primo, quello di Berlusconi, l'attenzione e' alta. Quando gli scandali diventano due, tre, quattro, l'attenzione e' massima. Quando gli scandali si moltiplicano e riempiono i giornali, subentra il disgusto, la rassegnazione, l'oblio. E' accaduto lo stesso con l'inchiesta Mani Pulite. All'inizio alta tensione, poi eccitazione, sfumata infine nell'indifferenza generale proprio quando l'inchiesta giungeva alle sue conclusioni e si sarebbe dovuto cercare una soluzione per fare in modo che Tangentopoli non si ripetesse mai piu'. Ma tant'e'. L'attenzione era ai minimi storici, sostituita dall'assuefazione. Non si fece niente. Col risultato che Tangentopoli e' viva e lotta in mezzo agli italiani.

Due postille. Il tg1 di Minzolinchio ha ritrovato il senso della notizia e quello che prima era "volgare gossip", relativamente a Berlusconi, oggi e' notizia di rilievo. Che sorpresa.

Via Gradoli, la via dei trans, e' una strada a uncino, trasversale alla Cassia, a poca distanza dal grande raccordo anulare. Estrema periferia, dietro quella schiera di casacce intorno all'uncino c'e' il nulla per chilometri. Piu' che discreto, posto dimenticato da Dio ma non dai
servizi segreti. Ora si dice che via Gradoli fosse frequentata da tutti i politici, calciatori e gente di spettacolo di Roma. E' la stessa via nella quale il 18 Marzo 1978 alcuni agenti della Polizia si presentarono, avendo ricevuto una soffiata sulla presenza in un appartamento, a due giorni dal sequestro di Aldo Moro, di un covo delle Brigate Rosse. Squillarono, nessuno apri'. Interrogarono i vicini. Quelli dissero che l'appartamento era sospetto. Gli agenti non pensarono di fare irruzione. Ripartirono e nel rapporto scrissero il contrario di quello che i vicini avevano detto: l'occupante dell'appartamento era un tipo tranquillo. Dietro quella porta si nascondeva Mario Moretti, poi condannato a sei ergastoli. Proprio un tipo tranquillo. Curiosa, la coincidenza.

venerdì 23 ottobre 2009

Coraggio di Stampa (2)


Non sara' una novita' che il Parlamento Europeo non decide nulla, ma l'episodio dello scorso mercoledi' e' particolarmente bizzarro. Si votavano a Strasburgo due risoluzioni presentate dai parlamentari italiani sul tema della liberta' di stampa in Italia. Quelli di destra volevano che si votasse lo slogan in Italia non c'e' nessun problema e il Parlamento ha respinto con uno scarto di 25 voti. Allora ci hanno provato quelli di sinistra a far approvare lo slogan in Italia c'e' un problema ma il Parlamento ha respinto con uno scarto di 3 voti. E' necessario un Parlamento con tripla sede e 751 culi in poltrona per rispondere non so alla domanda in Italia c'e' un problema? Bastava un semplice sondaggio di Rete4.

Votare slogan, a questo e' chiamato il Parlamento Europeo. Non scopriamo l'acqua calda: con questo voto il Parlamento diceva alla Commissione di dire al Consiglio di dire ai Governi nazionali di fare i bravini in materia di liberta' di stampa. Slogan. Fumo.

Non sarebbe stato questo voto a scalfire lo strapotere berlusconiano in Italia. Eppure la sua squadra di yes-men si e' organizzata ancora una volta per parare bene il culo al capo. L'eurodeputato
Pino Arlacchi, dell'Italia dei Valori, ha detto chiaramente che i colleghi di schieramento irlandesi Pat Gallagher e Liam Aylward, gli hanno confessato di essersi astenuti, violando la disciplina di gruppo, per pressioni ricevute.

E vogliamo scandalizzarci per questo? Il Parlamento Europeo e' un pullulare di lobby. In ogni caso e' interessante che qualcuno abbia preso l'iniziativa, anche se maldestramente portata a termine, ed e' interessante che le istituzioni europee siano ufficialmente informate che un problema esiste, non dai giornali ma dalle iniziative istituzionali. Certo, i meccanismi irritano, privi di risolutezza, zeppi di cautele e misteriose pressioni, ma la sostanza del messaggio e' arrivata al destinatario.

Quello che sorprende, in tutto questo, e' che i quotidiani irlandesi, il giorno dopo il fattaccio, non hanno riportato la notizia dell'astensione dei loro due connazionali europarlamentari, poverini, dichiaratisi vittime di pressioni. Ma l'Irlanda non era al primo posto nel mondo nella speciale classifica di Reporters Sans Frontieres per la liberta' di stampa?

martedì 20 ottobre 2009

Coraggio di Stampa


Niente sorprese nell'annuale classifica di Reporters Sans Frontières sulla liberta' di stampa nel mondo. In testa i fantastici quattro scandinavi: Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia, che costituiscono ormai un continente a parte, dove le cose funzionano meglio che in ogni altro angolo del mondo. Alto senso del civismo, tempo di merda, poche possibilita' di cazzeggiare al sole e al caldo, pochi fuori corso all'universita', tanta voglia di lavorare, produrre, collaborare, migliorare, confrontarsi, competere, aggiornarsi, elaborare, ricercare, innovare, partecipare, solidarizzare.

In testa, con i fantastici quattro, la verde e cattolica Irlanda, poi Estonia, Paesi Bassi, Svizzera, Lituania, Belgio undicesimo. Curioso che la classifica sulla liberta' di stampa rispecchi il valore del progresso economico e sociale dei paesi. Irlanda, Estonia e Lituania, 20 anni fa erano l'una provincia dell'impero britannico dal quale assorbiva i brutali ma efficaci metodi tatcheriani, le altre province dell'impero sovietico dal quale si preparavano a smarcarsi per sfruttare finalmente il proprio potenziale commerciale. Oggi sono economie floride e innovative, fra le piu' fresche, giovani, flessibili e dinamiche al mondo: hanno subito la crisi ma rapidamente se ne stanno sbarazzando. Turismo e nuove tecnologie, sostanzialmente di questo hanno fatto una ragione di vita e incredibile fonte di ricchezza.

In Europa, dove c'e' ricchezza c'e' redistribuzione, si toglie ai ricchi per dare ai poveri, c'e' coesione sociale, pace nel popolo, poca criminalita'. E quando tutti stanno bene e non succede una mazza, grazie alla pizza che la stampa e' libera, libera di raccontare cio' che succede e cioe' niente. Vorrei ben vederli i cronisti norvegesi e irlandesi alle prese con le inchieste che Anna Politkovskaya condusse in Cecenia, confrontarsi quotidianamente con le camorre da condannati a morte, come Roberto Saviano.

Be' che altro dire, l'Italia e' al 49esimo posto su 175. Prima dell'Italia ci sono tutti i paesi piu' sviluppati del mondo: Stati Uniti, Canada, Giappone, ma anche Argentina, Ghana, Grecia. Grossi problemi in Italia, ci vuole ben piu' coraggio che nel resto del mondo a raccontarli e interpretarli sulla stampa. E il coraggio, direi, non scarseggia. Penso che se qualcuno facesse la classifica sul Coraggio di Stampa, l'Italia non se la caverebbe male e chissa' a che posto finirebbero i morbidi cronisti belgi, alle prese con gli stessi monotoni e bigi guai da sempre: la divisione linguistica fiamminghi-francofoni, la chiusura delle centrali nucleari, l'integrazione delle comunita' musulmane. Grossi grossi guai...

martedì 13 ottobre 2009

Vedrete di Che Pasta Sono Fatto


"È tutto reale, è tutto vero. Non c'è niente di inventato. Niente di quello che vedi nello show è finto, è semplicemente controllato". The Truman Show.

Un mio amico tedesco, buon lettore di quotidiani britannici, paragona Berlusconi a Putin e gli elettori italiani ai russi. Secondo lui le masse che votano e sostengono questi due boss allergici alla democrazia sono animate da una subcultura della sopraffazione, scarsamente documentata nei saggi di politologia ma ben presente sugli schermi televisivi, che si traduce squallidamente in voglia di un leader macho; che piaccia o no, i russi sono orgogliosi del loro Putin che tratta da pari a pari con i potenti del mondo, agita le risorse energetiche come minaccia e difende con sanguinose guerracce i confini della Grande Russia, incurante dei diritti umani; allo stesso modo, gli italiani sono orgogliosi del loro Berlusconi che ha vinto non so quante Coppe dei Campioni, puo' permettersi puttane di alto bordo e nel tempo libero siede al tavolo di un grigio G8 e lo rianima facendo il pagliaccio.

Diciamo la verita', alla stampa estera ha sempre fatto comodo sputtanare l'Italia, azzoppare l'immagine di un paese concorrente fa parte dello sporco gioco del capitalismo, e' successo decine di volte e l'Italia non manca mai di offrire un buon pretesto per farsi sputtanare, dalle Brigate Rosse alle stragi mafiose. Spesso si tratta di campagne poco informate, che puntano piu' al sensazionalismo che a capire veramente i fenomeni italiani.

Tuttavia una campagna internazionale come questa su Berlusconi, cosi' unanime e, soprattutto, cosi' robustamente documentata, non si era mai vista. Per una volta sembra che l'obiettivo di influenzare i mercati o le strategie politiche sia solo secondario. L'interesse principale sembra essere la contestazione di un regime che sta chiudendo un paese in un recinto di isolamento, non solo a livello culturale e di immagine, con un primo ministro che non si mostra ben disposto verso le regole democratiche e il rispetto dei diritti umani, ma anche da un punto di vista economico, con una pericolosa esclusione dai ricchi giochi dei mercati internazionali, a causa di debito pubblico sproporzionato, conti pubblici in disordine, ansie protezionistiche, scarsi investimenti in ricerca e sviluppo.

In forme moderne, anche l'Italia di oggi e' una dittatura. Non si tratta di una dittatura tradizionale e l'articolo sull'Observer di domenica scorsa di
Nick Cohen ne descrive i punti chiave: "il boss tollera le critiche finche' non raggiungono le masse; in un paese nel quale la tv rappresenta la sola fonte di informazione per oltre l'80% della popolazione, il controllo della tv e' perfettamente compatibile con il mantenimento di riserve indiane di opposizione sotto stretto controllo. E Fini", che agli italiani antiberlusconiani oggi da' l'illusione di essere una ragionevole e salutare alternativa come primo ministro, "non rinuncera' di sicuro a un sistema di controllo e censura in cui lo Stato boicotta i giornali scomodi orientando a piacimento gli investimenti pubblicitari".

"Il silenzio dell'Europa su Berlusconi", continua Cohen, "e' codardo e compromette la sua capacita' di fronteggiare la politica corrotta in altre parti dell'Unione. L'Europa e' nata per lavare le mani insanguinate di guerra di Italia e Germania e darle uno status politico di democrazia affidabile; ha integrato Spagna, Portogallo e Grecia quando hanno abbandonato le dittature; ha integrato la Germania dell'Est e tutti i paesi dell'ex blocco sovietico; non ha avuto bisogno di integrare la Gran Bretagna che non ha mai conosciuto dittature. Dinanzi a Berlusconi, per la prima volta nella storia, la reputazione dell'Europa come forza di integrazione democratica e' precaria. Presto sara' fraudolenta".

Non so se le previsioni di Cohen su Fini e sull'Unione Europea siano realistiche, ma la sua analisi del fenomeno Berlusconi e' corretta. In Italia si organizzano manifestazioni per la liberta' di stampa. Giornali liberi e trasmissioni libere esistono e sono anche di qualita' superiore rispetto a altri paesi europei. Saviano e' tradotto in tutte le lingue. Travaglio vince premi in tutta Europa. Un Santoro, una Gabanelli la BBC se li sogna. Quello che in Italia e' unico e' che il primo ministro lavora per danneggiare economicamente e portare alla chiusura questi esempi di libera stampa e soprattutto, ma nessuno ormai ci fa piu' caso, e' unico il fatto che il primo ministro si sottragga da sempre a confronti pubblici con veri interlocutori e contraddittori. E' questo il problema numero uno della liberta' di stampa in Italia: non esiste la possibilita' di mettere Berlusconi sotto pressione con gli atteggiamenti e le domande giuste, in pubblico, dinanzi al suo pubblico, lobotomizzato da Feltri e Vespa vari. Cosa sono un Di Pietro e un Santoro senza un Berlusconi davanti? Pallottole spuntate.

Berlusconi non cade perche' non c'e' nessuno pronto a raccoglierne l'eredita', perche' lui ha imposto col suo strapotere mediatico ritmi, agenda e linguaggio cosi' rozzi, triviali e ignoranti che nella politica non se ne trova un altro di bassezza simile, capace di fronteggiarlo sul suo terreno. E' un fenomeno unico e non e' un fenomeno politico. Se fosse un politico come altri, Bersani o Fini avrebbero la possibilita' di succedergli domani mattina. Se fosse un industriale come altri, Montezemolo o Della Valle potrebbero sostituirlo senza clamori anche stasera. Ma lui e' il caudillo, il rozzo urlatore che ormai nei comizi non nasconde piu' di voler passare a maniere spicce dittatoriali, con le buone o con le cattive, facendo approvare leggi speciali a guisa di Grande Riforma della costituzione.

Ora, contro i dittatori non hanno mai avuto successo i suonatori di violino. Al rumore di cento bombe puoi rispondere con gli archi? Ma questo passa il convento attualmente. L'opposizione e' nulla. L'unica speranza e', dunque, che sulla Grande Riforma vadano a scornarsi lui e la sua barcaccia di petulanti yes-men. Nessuna Grande Riforma e' andata in porto negli ultimi 60 anni. Chiunque si sia adoperato contro la Costituzione ha fallito. Da De Mita a D'Alema.

venerdì 9 ottobre 2009

Sono Perplesso


Questa settimana ha rifiutato di incontrare il Dalai Lama che passava per Washington. Non ha dato una svolta nei conflitti in Afghanistan e in Iraq, anzi esita a programmare il ritiro delle missioni USA da quei paesi. Chiudera' Guantanamo, ok, non c'e' bisogno di torturare i prigionieri pubblicamente e sfacciatamente. Governa da appena dieci mesi. Pero' gli hanno dato il Premio Nobel per la Pace. Non che prenda sul serio un premio che nel 1973 e' stato attribuito a Henry Kissinger, nel 2005 all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che con la pace cosa c'entreranno mai? Pero', quanta fretta porca miseria.

giovedì 8 ottobre 2009

Sventramenti e Art Nouveau


Due giorni in prima pagina e poi oblio. E' quello che accade ai morti figli di un dio minore, accade di continuo: le vittime dell'esplosione di un treno impazzito che trasportava gas a Viareggio; le vittime, tutti militari meridionali, di un attentato a Kabul: anzi, a loro e' andata di lusso: lutto nazionale, funerali di stato e, forse, dedica di strade, Via Martiri di Kabul; le vittime, tutti i giorni, di incidenti sul lavoro, nessuna dedica ma solo fredde statistiche per loro; le vittime, ora, del fango di Messina. Vittime del fango per modo di dire; vittime, piu' correttamente, della cementificazione furibonda e ignorante del territorio. Vittime di se stessi, in molti casi, perche' gli sbancamenti della collina per ricavarci una base e costruirci le palazzine li hanno voluti loro. Loro si ostinano a vivere in una citta' costruita su sei fiumare (non una, sei). Loro si ostinano a far approvare piani regolatori che prevedono un numero di abitanti doppio di quello reale, in modo da poter costruire per altri vent'anni case di periferia che attireranno innocenti e incoscienti famiglie monoreddito, in fuga dal centro caotico e costoso. I centri storici sono pieni di case vuote, i proprietari non riescono piu' ad affittare ne' a vendere, le richieste sono esorbitanti ma loro hanno tempo, disposti ad aspettare anche 10 anni il giusto acquirente, ma intanto il degrado sopravanza, la manutenzione scarseggia, la qualita' si abbassa.

Le citta' si sventrano, si sbancano dappertutto nel mondo. Bruxelles da 200 anni e' squassata e straziata da un vortice continuo di lavori pubblici. Per finanziarli non bastano le risorse della citta', nel senso di tasse pagate da cittadini e imprese: Bruxelles ha bisogno di 500 milioni di euro ogni anno, sborsati dal riluttante resto del Belgio.

Esempi di sventramento bruxellese. Quando la Senna attraversava Bruxelles, con il suo corso bizzarro, era fonte di molteplici drammi: le piene provocavano alluvioni disastrose; le secche provocavano epidemie catastrofiche, allorche' il letto del fiume si riempiva di liquami di ogni genere. Nel 1865 furono studiate diverse ipotesi e infine il sindaco Jules Anspach decise di svuotare completamente il corso d'acqua e rimpiazzarlo con un sistema di boulevard e di tunnel, che in seguito sarebbero stati utilizzati dalla linea ferroviaria. Esempio di sventramento necessario e lungimirante.

Ma gli esempi negativi sono numerosi: un simbolo e' la costruzione del Boulevard Saint-Lazare per collegare il quartiere Nord di Bruxelles al centro. Una striscia di asfalto a quattro corsie che spacca a meta' il Jardin Botanique, uno dei giardini nazionali piu' invidiati d'Europa, spostato poi alla periferia nord di Bruxelles, nella tranquilla Meise.
Citta' crudele, questa, intorno alla vallata che ospita l'Abbey de la Cambre, circondata da un giardino magnifico, si ergono colossali mostri di cemento e vetro; citta' spietata che nel 1965 ha abbattuto la splendida Maison du Peuple di Victor Horta, mirabile esempio di Art Nouveau, collocata fra il quartiere popolare Marolles e l'aristocratica piazza del Sablon, per fare spazio a un orrido condominio di 26 piani; citta' che non ha esitato a radere al suolo l'intero Quartier Nord, espropriando i suoi 11mila abitanti, per costruirci ultramoderne torri destinate a uffici e alberghi. Cupi mostri tirati a lucido accostati agli Hôtel de Maître in stile Art Nouveau piu' belli d'Europa.

Citta' contraddittoria. La citta' di Bruegel e di Magritte. La citta' scelta da Horta per i suoi esperimenti architettonici. La citta' che uccide l'arte in nome del progresso post-industriale. Ma questa furia omicida non e' affatto una vocazione storica. Nel 1889 diventa sindaco di Bruxelles Charles Buls, noto per le sue posizioni intransigenti sulla conservazione del patrimonio architettonico della citta'. Appena eletto blocca subito ogni progetto di ulteriore sventramento cittadino e anzi impone la ricostruzione di un edificio incautamente demolito sulla Grand Place, della quale promuove il restauro integrale; il suo saggio "L'Esthétique des villes" avrà poi uno straordinario successo in tutta Europa, in particolare in Italia, dove il problema di adeguare il tessuto storico e geologico delle fragili citta' ai mezzi di trasporto e di produzione moderni e' sempre stato cronico.

martedì 29 settembre 2009

Scudo Fiscale Belga = Scudo Fiscale Italiano?

De Morgen dello scorso 24 Settembre titolava "Massiccio ritorno di capitali dall'estero". L'articolo spiegava come pensionati e imprenditori (da sottolineare i soggetti della frase: pensionati e imprenditori), che in passato hanno trasferito i loro risparmi in conti in Lussemburgo o in Svizzera, stiano gradualmente rimpatriando il loro denaro, a causa della pressione internazionale sui paradisi fiscali. Negli ultimi due G20, in sostanza, si e' deciso di costringere le grandi banche dei paradisi fiscali (Lussemburgo, Svizzera, Isole Cayman) a rivelare gli elenchi dei possessori di conti esteri, in modo da poterli punire nelle rispettive patrie (Stati Uniti, Francia, Belgio, Italia).

Ebbene, i possessori belgi di conti esteri stanno spontaneamente rimpatriando i loro capitali sporchi, nel tentativo di ripulirli. Ripulirli come? Pagando allo Stato una penale del 5% del valore del capitale. Quanto? Cinque per cento? Dove l'ho gia' sentito questo cinque per cento? Forse nel tanto vituperato scudo fiscale proposto da Berlusconi e ferocemente criticato dai soliti Di Pietro, Travaglio, Beppe Grillo... Com'e' possibile che in Belgio nessuno rivolga alcuna critica feroce a un provvedimento approvato per giunta nel 2004, ben 5 anni prima, che in Italia invece fa incazzare tanto alcuni insospettabili censori? Per caso il Belgio e' sprovvisto di censori? A questo non saprei rispondere. Pero'.

Torniamo ai soggetti, come sottolineato all'inizio: pensionati e imprenditori in Belgio; imprenditori, mafiosi, politici corrotti e professionisti in Italia (da Valentino Rossi ai primari di grandi cliniche). Grossa differenza, direi. Altra differenza: in Belgio la stima del capitale rimpatriato e' di circa
2 miliardi di euro per il 2009, in Italia fra 50 e 100 miliardi di euro. Tenendo conto delle differenze di popolazione e ricchezza, gli Italiani hanno fretta di rimpatriare dall'estero fondi neri quasi 10 volte piu' dei Belgi. Per ogni milione di euro rimpatriato dai Belgi, gli Italiani ne rimpatriano quasi 10.

Perche' questa fretta?

Se io fossi Valentino Rossi e volessi evitare le rotture di scatole con la Guardia di Finanza, rimpatrierei i miei milioni, approfittando del 5%. Se io fossi un imprenditoricchio brianzolo con 3 fabbrichette e volessi evitare le rotture di scatole con la Guardia di Finanza, rimpatrierei i miei milioni, approfittando del 5%. Ma se io fossi un boss mafioso? La Guardia di Finanza a me mi fa un baffone, perche' dovrei rimpatriare i miei miliardi? Forse perche' qualcuno mi ha promesso lucrosi investimenti?

giovedì 17 settembre 2009

Ma Che Cazzo Ci Facciamo Li'?

Nessuno dotato di buon senso l'ha capito. Eppure il mistero di questa cosa sordida che molti chiamano guerra e che invece e' guerriglia dev'essere sfuggito per il momento persino a Barack Obama se neanche lui, tipo scaltro e risoluto in altre circostanze, e' stato capace di prendere la situazione in pugno e ordinare ai suoi generali "ritiriamoci da quei postacci di merda".

Io mi rifiuto persino di tentare di spiegare a me stesso, raffigurare possibili scenari di possibili cause. Storiche. Economiche. Industriali. Geopolitiche. La ex colonia inglese, il petrolio, l'oleodotto, i traffici di armi, i traffici di rifiuti tossici, li mortacci loro. (Dove le smaltiamo tutte le scorie nucleari d'Europa eh? Nel giardino di casa?)

Io ci andavo a scuola e giocavo insieme a pallone, da piccolo, con ragazzi che poi hanno deciso di arruolarsi, sono diventati militari di carriera. Ragazzi, manco a dirlo, meridionali. Oristano, Napoli, Orvieto, Potenza, Pagani (Salerno) e l'immancabile paesino svizzero nel quale era nato l'ultimo dei soldati trucidati oggi a Kabul, evidentemente da famiglia di italiani emigrati.

Tutto torna, tutto si tiene: solo ragazzi meridionali o figli di emigranti nell'esercito, perche' al Sud non c'e' rimasto piu' un cazzo da fare: per svoltare hai quattro chiavi: chiave numero uno, una succulenta raccomandazione e entri alle Poste; chiave numero due, parti e vai a lavorare seriamente al Nord o all'estero; chiave numero tre, ti arruoli nell'esercito e rischi di partire senza nessuna nessuna motivazione per andare a giocarti il culo in un posto dimenticato da Dio; chiave numero quattro, frequenti la strada e prima o poi finisci in bocca alla criminalita' organizzata.

Tutto torna, tutto si tiene nella logica della desolazione: non c'e' lavoro, non hai alternative, e' questa la motivazione, altissima e nobilissima, per arruolarti nell'esercito. Svoltare in qualche modo. Uscire dalla desolazione. Altro che Patria. Patria del cazzo, nella quale il ministro degli Interni appartiene a un partito che con la bandiera si pulisce il culo e invoca secessione. Poi parti, ti uccidono. Uccidono te, perche' nella vita non hai trovato di meglio da fare. La famiglia ti piange, accoratamente, perche' eri onesto, pulito, coraggioso, combattivo, sfrontato, unico. Io ci andavo a scuola e al catechismo con le ragazze che oggi sono sorelle e mogli di militari di carriera. E conosco bene le espressioni di dolore infinito dei loro volti, quando domani li piangeranno durante i funerali di Stato.

Hanno ucciso quelli che nella vita non hanno trovato di meglio da fare. E alle famiglie dicono che sono morti per portare la democrazia in Afghanistan. La pazzia al potere. Solo nella vita degli ultimi c'e' logica. Al potere c'e' follia pura.

mercoledì 16 settembre 2009

For Your Information


Non ci andra' nessuno, perche' e' un orario del cazzo: lavorano tutti alle 12 di venerdi'. Non capisco perche' non l'hanno organizzata in concomitanza con la manifestazione di sabato a Roma. Ma in ogni caso, qualcosa si muove, finalmente.

martedì 15 settembre 2009

Prossimamente


E' gia' accaduto con Mussolini. A Piazzale Loreto, dove lo impiccarono per i piedi dopo averlo trucidato, c'erano tutti: molti i fascisti che in pubblico si sbianchettavano la coscienza. Gli americani, che si assunsero il compito di ricostruire amministrazione, industria, finanza italiane nelle prime settimane del dopoguerra, decisero di fare affidamento sulla classe dirigente fascista, con qualche mirata epurazione, pensando di poter contare su uomini di esperienza, pronti a far ripartire la macchina senza perdere tempo.

E' accaduto nuovamente con Tangentopoli. Solo i piu' stolti si sono fatti travolgere dalla giustizia e sono spariti per sempre dalla circolazione: Forlani, Craxi. I piu' accorti, i furboni di turno sono rimasti nell'ombra, sopravvivendo: Andreotti, De Mita, Amato. Altri, petto in fuori, hanno appoggiato col cuore in mano l'operazione Mani Pulite, pur sapendo di essere potenziali vittime: un certo Berlusconi, un certo Feltri. Passata la buriana di Tangentopoli, Berlusconi e compagnia sono rimasti al potere, smerdando i milioni di italiani civili e onesti che in Mani Pulite avevano visto una speranza di rinascita.

Accadra' anche con Berlusconi, appunto. Molti non nascondono che vorrebbero vederlo appeso: Beppe Grillo, Marco Travaglio, Antonio Di Pietro. Molti invece lo nascondono bene: sono quelli che a Berlusconi sopravviveranno, organizzandosi per rimanere al potere. Sempre loro, gli eterni fascisti, gli eterni furboni, quelli che sono scivolati sotto i cadaveri di Mussolini, di Craxi, rialzando la testa dal fango e strisciando nuovamente nel vischioso giro che conta degli affaracci sporchi, fra mafia e tangenti, traffici di rifiuti e loggia P2, con lo stesso obiettivo di sempre: fare degli italiani un popolo di miserabili, alleggerirne le tasche col debito pubblico e le tasse, impoverirne lo spirito bombardandoli di tv e togliendogli la scuola, contando sul fatto che gli italiani non sono un popolo, a fatica hanno imparato la lingua e non gli si e' chiesto mai piu' di quello, per esempio imparare la Costituzione e praticarla.

Li vedo: pronti, partenza, Gasparri, Tremonti, Bruno Vespa, i Siciliani del Partito del Sud, Alfano in testa, Fini e Casini sono gia' partiti da un pezzo, pazientemente si stanno sbianchettando la coscienza, altri seguiranno. Li vedo gia' i prossimi protagonisti del malaffare, pronti a rinascere come candidi neonati, scivoleranno indisturbati sotto il cadavere politico di Berlusconi, nessuno osera' fermarli, continueranno a demolire la scuola pubblica, a fregarsene delle morti bianche, a convivere con la mafia, a ignorare le tecnologie e l'innovazione. Gli scemi di turno, Frattini, Bossi, Feltri, faranno la fine dei fantocci ai quali si da' fuoco in pubblico per esorcizzare il demonio di una stagione da incubo che se ne va.

mercoledì 9 settembre 2009

Attila Flagellum RAI

Novello direttore generale della RAI, Er Parrucca, superba zazzerona di argentei capelli ben arretrati sulla fronte, affronta la guida della tv pubblica da qualche mese con lo stesso piglio con cui fronteggia la sua calvizie: a fronte nuda e petto in fuori, quasi con insolenza, me lo immagino che tutte le mattine guardandosi allo specchio ne censura l'avanzata e la calvizie, intimorita dallo sguardo inceneritore, si arresta e tira il fiato, stiracchiandosi sui basettoni.

Un tipo presenzialista, peggio del fu Fabrizio Del Noce, gli abbonati RAI lo vedranno intervenire in tutti i programmi di intrattenimento, dallo Zecchino d'Oro all'Isola dei Presunti Famosi. Un tipo che si diverte di brutto anche alle feste: nella foto riportata, Enrico Montesano, Tony Renis, il senatore Giuseppe Valentino karaokeggiano, Mauro Masi partecipa sputando sprezzanti fiamme con lo sguardo: per l'imbarazzo gli sono diventati rossi persino i pantaloni. Non solo Terminator dei programmi RAI, dunque, ma anche uomo di dubbio gusto estetico.

A quanto pare Er Parrucca, a.k.a. Terminator, a.k.a. Attila Flagellum RAI, a.k.a. Er Cerniera (fra Silvio Berlusconi e la tv pubblica), lavora per noi, sfaccendate teste pensanti italiane all'estero, che ci ostiniamo a mantenere contatti con la terra madre, e non solo: ci ostiniamo persino a scambiare opinioni con gli indigeni (belgi nel mio caso) sull'eterna questione com'e' vista l'Italia dall'estero, guadagnando immancabili, velenose ma inoppugnabili critiche. Lavora, Attila, per trovare una terapia per i nostri travasi di bile invernali, per impedire che il nostro fegato marcisca malamente durante le ben note trasmissioni di informazione e intrattenimento Anno Zero, Ballaro', Che tempo che fa, Parla con me, Report.

Attila Flagellum RAI sta lavorando per noi: pensa che cancellando le trasmissioni che raffigurano l'Italia come un paese fuori dal mondo e senza chance, quei gufi dei cronisti stranieri in Italia perderanno le loro fonti primarie di informazione e l'immagine dell'Italia all'estero ne trarra' beneficio, mascherando l'operazione con ridicole scuse qua e la'. Non potendo dire "se accade questo, mi dimetto dall'Italia", oppure "se accade questo straccio l'abbonamento RAI" o cose simili, continuo combattivamente a leggere New York Times, Economist, Le Monde...

mercoledì 2 settembre 2009

Bruxelles trema

In una Bruxelles livida e deserta questa mattina, in un clima da dopoguerra, rimbombava ancora tra strade e piazze l'eco dell'ennemilionesimo editto di Berlusconi: "parli solo il presidente della Commissione, non i portavoce, altrimenti non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento della Ue, e chiederemo il dimissionamento dei commissari".

Ma con chi ce l'aveva?

Il canale di Sicilia e' ormai diventato zona di guerra: imbarcazioni alla deriva con decine di migranti disperati che tentano di raggiungere l'Unione Europea per chiedervi asilo politico, secondo la Convenzione di Ginevra, vengono respinti dai mezzi della polizia italiana. Sbarcati in Libia, vengono sottoposti a continuate
torture e mazzate 'e cecate. La Commissione Europea si e' permessa di fare questa osservazione: l'Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra, la rispetti. Berlusconi, che di convention conosce solo quelle aziendali, se ne sbatte e manda affanculo a mezzo stampa la Commissione Europea e i suoi portavoce.

Ma dove vive Berlusconi? E dove vivono i funzionari dell'Unione Europea?

Piu' facile rispondere alla seconda domanda che alla prima. Di Berlusconi credevamo vivesse ad Arcore. L'associazione Berlusconi-Arcore e' stata per anni al centro di miriadi di barzellettacce. Poi abbiamo scoperto che se la faceva per lo piu' a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa, circondato da puttane e puttanieri gran tiratori di cocaina.

I funzionari dell'Unione Europea lavorano a Bruxelles, vivono nei dintorni, nelle villette di Overijse e di Woluwe. Impossibile che il caldo gli dia alla testa. Temperatura massima, quest'estate: 27 gradi. C'e' un quartiere gay centralissimo e costantemente popolato, al contrario di Roma dove i locali gay sono sottoposti ad attacchi armati e spedizioni punitive fasciste. Bruxelles e' la terza citta' d'Europa per ricchezza prodotta, dopo Londra e Lussemburgo, eppure il costo della vita e' inferiore a Milano e Roma, citta' nettamente meno ricche. Il traffico a Bruxelles e' fisiologico, in inverno durante i giorni feriali la citta' e' invasa da 350mila pendolari provenienti da Vallonia e Fiandre, le strade sono spesso congestionate, ma in modo tollerabile; nel weekend strade sempre libere e fluide, la citta' diventa estremamente piacevole da vivere. Nelle domeniche di sole prendi la bicicletta e puoi attraversare tutto il centro, lentamente, gli automobilisti ti danno la precedenza, senza curarti dei segnali stradali, perche' in tutte le strade del centro e' consentito il transito alle bici a doppio senso, non come a Milano dove le piste ciclabili sono i marciapiedi e i tassisti ti piallano senza accorgersene. Nel centro della citta' si mescolano e convivono il bello e il brutto, il ricco e il povero: lo storico centro esposizioni del Tour et Taxis fronteggia un quartiere arabo in clima ramadan, il bellissimo teatro del Vlaamse Schouwburg al centro di un dedalo di quai, vecchie officine, magazzini e case da abbattere. Violenza ce n'e', scippi, rapine, vandalismo. Ma sono talmente pochi che fanno notizia in prima pagina (il quartiere Carrassi di Bari e' famoso per il motto: "Carrassi, uno scippo ogni due passi"). E la violenza aumenta nei ghetti. A St. Josse, enclave turca, ogni tanto scoppiano incidenti fra turchi e curdi. La politica del ghetto e' sbagliata a Bruxelles come a Milano, dove a China town se la passano peggio che a St. Josse.

Sti poveri funzionari dell'Unione Europea che si alzano la mattina nella loro linda villetta di Overijse, raggiungono in 20 minuti il loro ufficio su Rue de la Loi, conoscono a memoria tutti i Trattati dell'Unione Europea e en passant la Convenzione di Ginevra, ne chiacchierano in pausa caffe' e prendono una birra coi lobbisti di istituzioni e aziende conversando di programmi comunitari, lavorano per un'istituzione che non ha poteri esecutivi ma di condizionamento e pressione sulle politiche dei singoli stati, sanno che Berlusconi passera', loro stessi passeranno, ma l'Unione Europea e la Convenzione di Ginevra resteranno. Poi c'e' un tizio che vive in una campana di vetro in una nazione fatta di cittadini ogni giorno piu' frustrati, che all'improvviso sclera. Cosa si aspetta, che l'Unione Europea applauda per il fatto che lui non solo ributta a mare i migranti ma se ne vanta pure?

mercoledì 29 luglio 2009

Romano Nervoso


Che scoperta. Rock band italiana in Belgio. Romano Nervoso. La loro canzone Mangia Spaghetti è un coltello affondato nel lercio dell'italianità più squallida. Inizia con la voce di Berlusconi che dichiara: "ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse". Da ascoltare in loop. Un aggettivo per definirli: stridenti. Usano un linguaggio a metà fra leggenda del rock e spasso metropolitano, 'Cos tonight you rocked with Italian Stallions, dice la didascalia di una loro foto su Myspace. Gente che si prende veramente sul serio. Cantano in inglese e in italiano. Spopolano nei locali. Il 4 Settembre apriranno il Wardin Rock Festival. A Bastogne.

Gli Allocchi


Nella tempesta di scandali sessuali che si abbattevano nelle settimane scorse su Berlusconi, seguiti con compiacimento e inflessibilita' dalla stampa internazionale, Frattini e Ghedini hanno dichiarato, convinti che le parole vadano via col vento, che Patrizia D'Addario ha un mandante, dal quale e' stata profumantamente pagata per dichiarare il falso. Un concetto che contiene due errori marchiani.

Il falso non e' stato dichiarato perche' le intercettazioni ambientali che Patrizia D'Addario ha fatto a casa di Berlusconi la notte del puttaneggiamento sono inequivocabili. Berlusconi, indirettamente, ha confermato, da perfetto Quaquaraqua che non riesce a tenere il becco chiuso dinanzi a nulla, dichiarando "non sono un santo" e le intercettazioni della D'Addario "mi hanno fatto fare una gran bella figura da amatore".

Ma soprattutto. Patrizia D'Addario non e' stata pagata da nessuno, sono disposto a giocarmi le palle. Non giurerei, invece, che Patrizia D'Addario abbia architettato tutto da sola, senza suggeritori o mandanti.

Solo uno scemo puo' pensare che una donna che, portando prove documentali, va a infilarsi in una tempesta giudiziaria e mediatica di portata internazionale, accetta di esporsi alle investigazioni incrociate di Avvocati del Diavolo e Servizi Segreti, si faccia pagare da qualcuno, macchiando la sua credibilita' in origine.

Gli allocchi non arrivavano a prefigurare una strategia che la D'Addario, o chi per lei, ha architettato: banale, squallida, misera, che pure aveva il tratto della linearita', ma evidentemente non alla portata del Ministro degli Esteri e dell'Avvocato del Diavolo. Con la popolarita' enorme che la D'Addario ha guadagnato in seguito allo scandalo, le si sono spalancate le porte dello show business in 5 minuti. Leggo sul
Corriere che pubblichera' un libro ed e' pronta a organizzare serate, feste, eventi, non solo in Italia ma anche all'estero. Tradotto: una pioggia di soldi. E non le mancheranno, i soldi, anche perche' due allocchi dal nome che finisce in -ini, due sciagurati diminutivi, hanno fatto delle dichiarazioni da sbandati e sborseranno bei soldi per la querela che si sono beccati.

Certo che la D'Addario ha agito per soldi. Ma i soldi li sta ottenendo dopo, non prima. Capirlo era cosi' complicato? Ma questo e' sintomatico del fatto che le capacita' umane di chi governa in Italia sono ridicole: gente completamente fuori dal mondo e completamente fuori di testa.

venerdì 24 luglio 2009

La classifica di Luglio

1. Olivia Ruiz, Elle Panique
2. U2, Magnificent
3. Depeche Mode, Peace
4. Indochine, Little Dolls
5. Rettore, Lamette

'O gallo 'ncoppa 'a munnezza


Luigi De Magistris, ex magistrato che ha fatto fortuna e sfortuna con inchieste sui fondi europei finiti alle mafie, finito sull'altare una prima volta dopo aver tracciato i percorsi dei soldi da Bruxelles a politica e mafia, nella polvere una prima volta quando quelle inchieste gli sono state tolte forzatamente. Ora è finito sull'altare una seconda volta: è stato nominato presidente della Commissione di Controllo del Bilancio del Parlamento Europeo. Controllerà, in estrema sintesi, come vengono spesi i fondi europei, vigilerà che non finiscano in mani mafiose, ancora.

De Magistris è napoletano. Un classico caso di gallo 'ncoppa 'a munnezza. Ha preso mezzo milione di voti alle elezioni europee. Cosa c'era di meglio di lui, in lista?

Sono amico di Debora Serracchiani, su Facebook, s'intende. E' parecchio attiva. Bombarda ogni giorno i suoi amici di post sulle sue attività politiche al Parlamento Europeo, sulle interviste che le fanno tg, talk show, blog, sui suoi interventi a conferenze del Partito Democratico, sulla presentazione del suo libro. Apprendo oggi, infatti, che ha scritto un libro, Il Coraggio che Manca.

Ogni passo di Debora Serracchiani, viene sezionato, fatto a pezzi, interpretato e ricomposto da quelli che la seguono su Facebook. Le contestano una marea di cosine e cosette: dovrebbe candidarsi a Segretario del PD per rappresentare i giovani, dovrebbe brillare di luce propria e non auto-offuscarsi, schierandosi con personaggi logori come Franceschini, Rutelli, Binetti e Fassino, dovrebbe schierarsi invece a favore di Beppe Grillo, o magari dovrebbe passare con Di Pietro, o forse dovrebbe appoggiare Ignazio Marino, e comunque come si permette di pubblicare un libro? Dovrebbe prima dimostrare quanto vale e poi scrivere un libro! Dovrebbe pensare a dimostrare quanto vale e non a fare soldi con gli instant books!

Ma dove vivete?, mi viene da chiedere.

Non sarà certo colpa vostra, ma forse non vivete in quel paese nel quale la politica è spietatamente corrotta, logora, inefficiente, vecchia, collusa, autoreferenziale, succube di una finanza e di un'industria anacronistiche? Non vivete, per caso, in quel paese nel quale lo Stato è talmente debole che tratta e convive con la mafia, anzichè combatterla? Quel paese il cui primo ministro è nella lista dei dieci leader politici peggiori del mondo?

Scusate ma è più utile una Debora Serracchiani che si mette in coda dietro Beppe Grillo e Antonio Di Pietro e ne riflette le quotidiane gustose pappardelle, oppure una Debora Serracchiani schierata nello stesso campo con gli impresentabili Binetti, Rutelli e Fassino, con i quali è chiaro che lei non ha nulla da spartire ma appunto con la sua freschezza, chiarezza e pulizia fa da contrappeso alle boiate di questi vecchi Proci (proci, non porci) che hanno corrotto la corte di Ulisse in attesa che un nuovo Berlinguer arrivi a guidare la sinistra?

In altre parole, vi rendete conto che Debora Serracchiani è un altro gallo 'ncoppa 'a munnezza? E vi fa schifo? Barack Obama è diventato presidente dopo il disastro di Bush. Gallo 'ncoppa 'a munnezza pure lui. Ma, a quanto pare, è così che si diventa grandi.

giovedì 23 luglio 2009

Obama Chiama Blogger

My good friend Barack Obama e' sotto pressione per la riforma sanitaria, in discussione in queste settimane al Congresso. E cosa fa, il presidente degli Stati Uniti, quando e' sotto pressione per una riforma alla quale tiene in modo particolare? Chiama i responsabili dei blog piu' influenti degli Stati Uniti per invitarli a discutere la riforma sanitaria e si mette a disposizione per alcune domande. Evidentemente Obama ritiene una conference call con i blogger e un post sui social networks piu' efficaci di un negoziato con le lobby e i responsabili delle assicurazioni sanitarie, che sono il suo principale ostacolo alla sua riforma per una copertura sanitaria nazionale. Perche'?

Radio, giornali e tv tradizionali hanno costi stellari e questi costi sono finanziati da un editore e dalla pubblicita', cioe' in fin dei conti dalla politica e dall'industria, che spiega perche' radio e tv tradizionali filtrano le notizie e le rendono inaffidabili o da reiterpretare, nella migliore delle ipotesi. Un blog come questo costa zero. Un blog come quello di Beppe Grillo, il piu' seguito in Italia, e l'
Huffington Post, il piu' influente negli Stati Uniti, hanno un bilancio migliaia di volte inferiore rispetto a una rete televisiva ma hanno potenzialmente la stessa diffusione. Non hanno bisogno di un editore ne' di pubblicita' per sopravvivere. Sono piu' liberi e flessibili dei media tradizionali.

E Obama fa affidamento soprattutto sulle voci piu' libere e flessibili per fare comunicazione sulla sua riforma sanitaria perche' sa che i commenti del Washington Post sono potenzialmente ispirati da industrie farmaceutiche e assicurazioni sanitarie, quelli dell'Huffington Post sono ispirati invece dal libero pensiero dei blogger e dagli interessi dei comuni cittadini. Obama sa che potra' perdere al Congresso perche' le lobby e le assicurazioni possono sempre corrompere i senatori, ma con una efficace campagna di comunicazione non perdera' popolarita' presso quelle fasce di popolazione che si informano da Internet e non da giornali e tv. E questo, dal suo punto di vista, conta molto.

L'Huffington Post, dicevamo. Ha recentemente pubblicato la lista dei 10 peggiori leader politici del mondo: 1, Ali Khamenei, Iran. 2, Abdallah bin Abd al Aziz al Saud, Arabia Saudita. 3, Kim Jong Il, Corea del Nord. 4, Robert Mugabe, Zimbabwe. 5, Omar al-Bashir, Sudan. 6, Than Shwe, Birmania. 7, Muammar Al-Gheddafi, Libia. 8, Hugo Chavez, Venezuela. 9, Silvio Berlusconi, Italia. 10, Hu Jintao, Cina.

Altri guai per Obama: il Direttore della Sanità Regina Benjamin, che lui ha nominato, e' obesa, sovrappeso di 20 chili, e in queste settimane e' attaccata da tutti i giornali: "come avere un cocainomane all'antidroga", hanno commentato alcuni giornalisti. La spietatezza di certi intellettuali. In Italia in parlamento siedono condannati per associazione mafiosa, il primo ministro ha corrotto un avvocato per comprarsi l'esito favorevole di un processo e la nave va... alla deriva...